Bullismo e cyberbullismo: a Sestu una lezione speciale
Il sostituto commissario del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Sardegna Daniele Bracco in cattedra per sensibilizzare gli studentiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Occhi aperti sui social, prima di condividere pensare mille volte. Queste le nozioni trasmesse ieri nell’incontro per le scuole che si è tenuto a Sestu, nella sede del Comune, dal titolo “Qui non sono ammessi i bulli”. Perché bulli, o vittime, improvvisamente, potremmo diventarlo tutti.
L’incontro era a cura del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Sardegna e si è tenuto nella sala consiliare, strapiena di studenti e studentesse della seconda media dell’Istituto Comprensivo di Sestu. In cattedra un prof d’eccezione, Daniele Bracco, sostituto commissario al Centro, che ha parlato senza filtri, mostrando anche brevi video.
Tra le lezioni più importanti quella che un “post” imprudente, benché cancellato, può essere sempre stato salvato da qualcuno. E che la foto intima inviata a un’amica, amico o fidanzato, può diventare, senza alcun consenso, il salvaschermo di uno sconosciuto.
Ma soprattutto è stato spiegato cos’è il bullismo, con semplici esempi: «Anche noi in ufficio abbiamo una chat di gruppo, e ci prendiamo in giro a vicenda, ridendo; ma se iniziassimo a farlo a uno solo, sarebbe ancora uno scherzo?». E i ragazzi hanno risposto un “no”, in coro. E poi ancora l’imputabilità: «Si può essere denunciati dai 14 anni e il carcere minorile non è mica vuoto». Fino ad arrivare al tema del suicidio: «Se ne parla poco, ma quest’anno in Sardegna già sei ragazzini si sono tolti la vita a causa del bullismo».
«Abbiamo organizzato questo incontro per fare prima di tutto informazione», spiegano Loredana Lai e Francesca Costa, referenti per il bullismo nell’Istituto Comprensivo, «perché spesso manca la consapevolezza, c’è una tendenza a proteggere il gruppo e giustificare comportamenti sbagliati come un gioco». E i ragazzi e le ragazze hanno capito: «Mi ha colpito l’importanza di non dare informazioni a chi non conosci», spiega Alice Atzori. E Francesca Tatti continua: «Ho visto come siamo posseduti dal telefono, e possiamo usarlo più consapevolmente».
Per Bracco, «con i ragazzi si parla senza porsi dall’alto in basso, perché non sono meno svegli degli adulti, solo gli mancano ancora tutti gli strumenti. E da incontri come questo si può capire come tutti, almeno una volta, abbiamo fatto qualcosa di sbagliato». Ma su chi sia il bullo, cattivo spesso, con i deboli, i ragazzi e le ragazze sono sicuri: «È una persona debole. E ha bisogno d’aiuto».