Vietato ammalarsi in Barbagia. Ancora una volta, i cittadini di Esterzili, Sadali e Seulo si trovano senza guardia medica. Un servizio essenziale, che spesso diventa un’eventualità sporadica, affidata alla sorte più che all’organizzazione sanitaria.

L’ennesima chiusura è arrivata come un messaggio sugli smartphone dei residenti: “Avviso, la guardia medica con sede a Sadali oggi, 11 marzo, resterà chiusa. In caso di emergenza si dovrà chiamare il 118”. Una comunicazione inviata dagli amministratori comunali, inermi davanti alle difficoltà e ai disagi, che ormai sa di beffa, perché il problema non è un caso isolato, ma l’ennesima dimostrazione di un sistema sanitario che si sgretola, lasciando interi territori scoperti e cittadini senza risposte.

Non è, infatti, la prima volta e, purtroppo, probabilmente non sarà l’ultima. In Barbagia, come in altre zone interne della Sardegna, la guardia medica è diventata un servizio a intermittenza. Ci si ammala solo se capita la giornata giusta, altrimenti si spera nella buona sorte o si affrontano chilometri di strada per raggiungere un presidio sanitario disponibile.

Il problema è noto: la carenza di medici è cronica e colpisce tutta la regione. Ma mentre le città possono ancora contare su ospedali e pronto soccorso, nonostante le mille difficoltà che li affliggono, nei piccoli centri la situazione è drammatica. Qui la guardia medica non è un lusso, un vero presidio di assistenza immediata. E quando viene meno, le conseguenze possono essere gravi.

La Sardegna sembra sempre più divisa in due: mentre nelle grandi città si discute di potenziamento delle strutture, nei paesi come Esterzili, Sadali e Seulo si deve lottare per qualcosa che dovrebbe essere garantito per diritto: la possibilità di curarsi. E oggi non si tratta più solo di inefficienza o mancanza di fondi, ma di una visione miope che condanna le zone interne all’abbandono.

I cittadini della Barbagia di Seulo hanno già perso il conto delle volte in cui hanno dovuto far sentire la propria voce, chiedendo semplicemente quello che spetterebbe loro di diritto. Eppure, le risposte non arrivano mai. E nel frattempo, si continua a sperare. A non avere bisogno di un medico nel giorno sbagliato. A stringere i denti e affidarsi alla fortuna. Peccato che la salute non sia una scommessa. E garantire un servizio sanitario efficiente non può essere un’utopia.

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