Un commerciante avrebbe fatto piccoli regali all’ex comandante della stazione dei Carabinieri per non farsi recapitare le notifiche di uno sfratto da parte dell’Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati. Altri due militari, invece, risultano indagati nell’ambito della stessa indagine per favoreggiamento, falso e omissione di atti d’ufficio.

L’indagine

Si è chiusa in queste settimane un’inchiesta della Procura di Cagliari sulla mancata consegna di di alcuni provvedimenti giudiziari a Gennaro Infante, commerciante di origini campane ormai da anni trapiantato ad Assemini. Stando alle poche indiscrezioni filtrate, gli accertamenti sarebbero iniziati nel 2021 quando i carabinieri della stazione cittadina non riuscivano a consegnargli il provvedimento di sfratto dalla casa passata all’Agenzia. Per una cinquantina di volte non avrebbero trovato nell’abitazione di residenza il destinatario o non sarebbe stato comunque possibile trovarlo per consegnargli gli atti. Poi, a quanto pare, quando la Procura era stata investita della questione, il provvedimento sarebbe arrivato a destinazione in pochi giorni.

Il sospetto dei regali

Chiusa l’inchiesta, nei guai è finito l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Assemini, il luogotenente Eugenio Lampis, sospettato di aver ricevuto da Gennaro Infante un regalo da circa 2mila euro e altri doni: lenzuola, tovaglie, federe e materiale simile, comunque di scarso valore. A far finire nei guai l’ex numero uno della stazione asseminese (ora trasferito a Dolianova) sarebbe stata un’intercettazione nella quale il parlerebbe dei regali con una terza persona. Nessun altro elemento, a quanto pare, a carico del sottufficiale. Chiusa l’inchiesta dal sostituto procuratore Emanuele Secci, l’ex comandante si è fatto interrogare e ha respinto ogni contestazione. Gli investigatori della Procura avrebbero anche acquisito dei documenti che dimostrerebbero come il maresciallo Lampis avesse comunque dato l’ordine di notificare gli atti, ma che ogni volta la missione non andava a buon fine per ragioni comunque non riconducibili alla sua volontà. Effettuando le verifiche sono così finiti nei guai anche altri due carabinieri, all’epoca dei fatti in servizio ad Assemini. Nei loro confronti gli inquirenti ipotizzano che, oltre alla mancata consegna delle notifiche, abbiano redatto anche dei documenti falsi per aiutare il loro comandante: da qui anche l’omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento personale. Chiuse le indagini preliminari, ora i difensori hanno avuto accesso al fascicolo.

Chiusa l’inchiesta

Ora il sostituto procuratore Emanuele Secci ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari: i difensori potranno accedere al fascicolo e decidere se presentare memorie e documenti, oppure fare interrogare i propri assistiti. Solo dopo il pubblico ministero deciderà se chiedere il rinvio a giudizio e proporre la fissazione dell’udienza preliminare. Nel frattempo le difese si preparano a dare battaglia, convinte dell’innocenza dei tre carabinieri e del commerciante.

Francesco Pinna

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