"Non solo hanno ucciso mio marito ma hanno distrutto tutta la nostra famiglia. Non perdonerò mai quello che hanno fatto e ho solo il terrore di ritrovarmeli davanti".

Liliana Deidda, 62 anni, è una donna minuta, provata dal dolore e dalla sofferenza. Sette anni fa ha assistito alla morte del marito, l'imprenditore Riccardo Meloni, freddato da alcuni colpi di pistola mentre rientrava a casa nella sua villetta in via Mar Egeo, sul litorale di Quartu.

Il tempo non sembra passato in questa casa, nel centro della città dove la donna vive circondata dai ricordi e da un'esperienza che non potrà mai dimenticare.

"Uno di loro", racconta, "non molto tempo fa me lo sono ritrovata davanti. Non so se fosse in permesso, ma quasi non credevo che fosse fuori di prigione. È stata una sensazione che non posso nemmeno descrivere".

Quella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2011 Liliana Deidda tornava a casa dopo una giornata che l'aveva già provata nel profondo. "Era appena morta mia madre, un evento improvviso perché fino ad allora stava benissimo. E' morta nel sonno lasciandoci molto scossi. Eravamo tutti a casa sua in attesa di definire le pratiche con l'agenzia funebre, tanto che eravamo andati via verso le due di mattina".

La Mercedes del marito era arrivata in via Mar Egeo e "come facevo sempre, sono scesa per aprire il cancello", riprende la donna. "Ero di spalle e ho sentito una frenata. Mi sono voltata e ho visto un uomo balzare giù con una pistola in pugno. In quel momento ho fatto qualcosa che forse non avrei mai fatto a mente fredda: ho aperto il cancello e ho cercato di far uscire il cane, un meticcio che non avrebbe fatto male a una mosca ma che pensavo potesse abbaiare per distrarli e farli scappare. Proprio in quel momento ho sentito gli spari".

I momenti successivi sono stati concitati: Meloni era a terra sanguinante, la moglie sotto choc, un vicino cercava di allontanarla per difenderla da quell'orrore.

"Ho saputo solo dopo che l'assassino non era solo in auto; era chiaro che con lui ci fosse qualcuno che guidava, dal momento che era sceso dal lato passeggero".

L'immagine del marito riverso a terra non potrà mai dimenticarla: "Mi sembra di non averlo toccato, anche se hanno detto che avevo le mani piene di sangue, Non capivo molto in quei momenti. Per noi tutti è stata una tragedia, soprattutto per le mie nipotine che volevano tanto bene al nonno. Una di loro qualche tempo dopo ha fatto un tema a scuola: "Lettera a mio nonno". Lo porto sempre con me, anche se non riesco mai a leggerlo tutto".

In seguito sono arrivati i processi, le condanne e le domande senza risposta. "Ancora non mi spiego come dei giovani di buona famiglia abbiano potuto fare questo. Forse perché avevano tutto e cercavano un modo, se così si può dire, per svagarsi, forse la droga. Resta il fatto che a me hanno cambiato tutto: adesso anche quando suonano alla porta ho paura".

La vittima, Riccardo Meloni, assassinato nella sua casa di Quartu sant'Elena (foto Giorgia Daga)
La vittima, Riccardo Meloni, assassinato nella sua casa di Quartu sant'Elena (foto Giorgia Daga)
La vittima, Riccardo Meloni, assassinato nella sua casa di Quartu sant'Elena (foto Giorgia Daga)

Il dopo è anche una famiglia che deve ricostruirsi una vita: "Abbiamo dichiarato il fallimento della nostra azienda, una ditta di refrigerazione nella zona industriale, e ci siamo ritrovati soli. La cosa che fa più male è che nessuno è venuto nemmeno a chiederci come stavamo. Loro, i colpevoli, hanno avuto persino sostegno psicologico; noi niente, nessun risarcimento, nessun aiuto".

Liliana Dessì vive con una pensione di poco più di 500 euro e paga un affitto di 430. "Chiedo solo di vivere tranquilla e di non ritrovarmeli più davanti. Mio marito mi manca ogni giorno, mi sento sola. Ci siamo conosciuti quando io avevo 15 anni. Vorrei soltanto poter avere una casa con un affitto un po' più basso e una stanza per poter ospitare le mie nipotine".

Giorgia Daga
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