Un antico mulino che fa ormai parte della storia contadina di Settimo San Pietro, un tempo paese del grano. Un impianto arrivato a Settimo nel 1946, gestito da Gigino Mascia e da Titino Bocchiddi con una tradizione portata avanti ora da uno dei figli di Gigino, Mariano. Qui, nell'impianto di via Roma, da 74 anni si macina il grano per produrre la semola doc.

Facile immaginare il gusto e il profumo del pane. Una civiltà, quella contadina, che qui profuma non solo di ricordi. Manca soltanto l'asino che un tempo azionava l'impianto. Al suo posto, un motore elettrico: il metodo di lavoro però non è cambiato. I ritmi sono quelli di settanta anni fa.

Il mugnaio (L'Unione Sarda - Serreli)
Il mugnaio (L'Unione Sarda - Serreli)
Il mugnaio (L'Unione Sarda - Serreli)

Il mulino di Settimo è quasi un santuario che ora però rischia di chiudere visto che a fine anno Mariano Mascia vuole andare in pensione. Si spera che qualcuno si faccia avanti per occuparsi della gestione, altrimenti, lo dice lui, "si chiude". Qui ogni settimana si macinano dieci quintali di grano Cappelli: si ottengono semola, farina e cruschello. Da loro si ricava il pane (su coccoi, su modditzosu, su civraxiu nieddu). Dal cruschello, si arriva al pane integrale dietetico. Il grano, a Settimo, arriva dalla Trexenta con tanto di certificato di qualità.

La lavorazione è molto semplice. I chicchi vengono lavati e fatti defluire su un contenitore in legno. Ci resta per 18 ore. Poi vanno sulla macina in pietra. Quindi, al Plansister, che divide la crusca grossa dalla farina e dal residuo della macinazione. Quello che resta raggiunge la semolatrice, dove subisce una seconda selezione. Da una parte la semola, dall'altra il cruschello. Dalla semolatrice fuoriesce anche la "farinetta", la polvere della semola utilizzata per la preparazione della pasta integrale. Il meglio per preparare i ravioli e i malloreddus.
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