«Il presidente non è più imprenditore, non può più ricoprire la carica», è l’accusa. «Falso, possiede tutti i requisiti. Attacco da parte di chi è sotto procedimento per l’espulsione dall’associazione». Chi abbia ragione non è ancora stato stabilito. Ma è certo che dentro la Cna sarda, la Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa, è in corso una guerra tra fazioni fatta a colpi di esposti interni e provvedimenti disciplinari. 

Nel mirino di almeno un associato è finito il presidente Luigi Tomasi, eletto nel dicembre del 2021: stando a una lettera inviata ai vertici della Confederazione prima delle feste di Natale, il numero uno non avrebbe più incarichi di vertice in alcuna attività imprenditoriale. E l’essere imprenditore, secondo lo statuto, è requisito essenziale per poter ricoprire ruoli elettivi all’interno della Cna. Se manca, è la tesi dei detrattori, la decadenza è immediata. 

«Se questa ricostruzione non è smentita», si legge nella lettera della, «nel rispetto delle norme associative dovremo prendere atto della decadenza, fin dalla data della perdita del requisito». Nel documento si sollevano anche dubbi sulla eventuale illegittimità degli atti adottati, con tutte le conseguenze sulle attività dell’associazione di categoria. 

«L’affermazione sull’insussistenza dei requisiti in capo al presidente Tomasi è assolutamente infondata». A rispondere per l’associazione è l’avvocato cagliaritano Giuseppe Macciotta, che sta curando gli interessi della Cna in una vicenda che pare legata alla lettera di “denuncia”: «La contestazione», aggiunge, «ci pare riconducibile a soggetti per i quali è stato avviato un procedimento di espulsione, pende un giudizio arbitrale. E i diretti interessati stanno cercando di spostare l’attenzione su una polemica del tutto priva di fondamento».  

Enrico Fresu

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