Altri 95 medici sardi stanno lasciando l’Isola per trasferirsi in altri Paesi d’Europa o del Golfo.

E così, mentre interi reparti ospedalieri riducono i servizi, migliaia di cittadini sono senza assistenza di base e gli ambulatori chiudono per carenza di personale, continua l’emorragia di medici in Sardegna.

Nei primi tre mesi del 2024 oltre 1.500 tra medici e infermieri stanno lasciando l’Italia, fa sapere l’Amsi (associazione medici di origine straniera in Italia). Le domande all’associazione sono arrivate in particolare da Veneto, Piemonte, Lombardia, Sicilia, Sardegna, Emilia Romagna, Trentino e Lazio. Sono 95 quelle giunte dall’Isola, più di 30 al mese.

Il dato nazionale è perfettamente in linea con quello dello scorso anno: in 6mila hanno lasciato il Paese nel 2023.

Tutti, per potersi spostare, hanno chiesto ai rispettivi albi professionali il certificato di buona condotta. E non si parte per vocazione, per andare a prestare servizio in aree di guerra ad esempio. Si parte «attratti da stipendi che non hanno paragone con i nostri, da organizzazione, da supporto logistico, da possibilità di crescita»

La maggior parte dei professionisti stranieri nei paesi del Golfo e in Europa in questo momento sono italiani, spiega Amsi: «Il Governo italiano – è l’appello - deve fare il possibile per riportarli nel nostro Paese, non smetteremo mai di dirlo, aumentando i salari, snellendo i carichi fiscali e la burocrazia, migliorando il rapporto tra sanità pubblica e privata, rafforzando la sanità territoriale per snellire i carichi di lavoro degli ospedali».

Il presidente nazionale dell’Amsi Foad Aodi si dice «disponibile» ad aiutare la Sardegna se la nuova Giunta dovesse chiederglielo. E ricorda quanto avvenuto con la Giunta uscente: «Ci avevano contattato, abbiamo trovato 150 medici giordani altamente specializzati e pronti a trasferirsi in Sardegna, ma la Regione non ci ha fatto sapere più nulla. Poi abbiamo scoperto che hanno puntato sui cubani. Noi siamo pronti ad aiutare, come già stiamo facendo con la Sicilia, ma poi bisogna portare avanti le iniziative intraprese».

(Unioneonline/L)

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