Giovani sardi riuniti in assemblea per "aprire un percorso di partecipazione inedito che ambirà a costruire un grande movimento di cambiamento politico e culturale, verso e oltre le prossime scadenze elettorali”.

L’iniziativa “Sardegna chiama Sardegna” è in programma il prossimo 6 novembre a Sant’Anna (Oristano), al centro polivalente Varia. 

A organizzarla, si legge in una nota, “lavoratrici e lavoratori autonomi o dipendenti, in cerca di occupazione, studenti e studentesse. Viviamo vite precarie e ogni giorno ci impegniamo per vivere la nostra isola dignitosamente, mettendo le nostre energie nelle amministrazioni locali, nell’associazionismo, nel mondo della cultura e del volontariato. Ma questo impegno non basta più. Tutti gli indicatori e le vertenze aperte dipingono un’isola in caduta libera, nella quale è difficile immaginarsi un futuro”, dichiarano le promotrici e i promotori.

“Non è realistico delegare le soluzioni a chi ci ha irresponsabilmente condotto in questa situazione. La gran parte della classe politica al governo della nostra Isola è clientelare, inadeguata al ruolo che svolge, subalterna a multinazionali, grandi aziende predatorie, fondazioni private e massoneria che decidono le sorti della Sardegna senza mai essere stati eletti da nessuno”, proseguono.

"La Sardegna che ereditiamo da loro è sempre più impoverita, spopolata e depressa. Abbiamo sentito la necessità di agire concretamente, organizzando una chiamata pubblica aperta a tutti coloro che – indipendentemente da età ed esperienze pregresse – vogliono immaginare e costruire un’Isola più giusta, sostenibile, generativa di opportunità, democratizzata e autodeterminata”.

Concludono: “È illusorio pensare che possa bastare qualche nuovo nome e la solita alternanza tra gruppi di potere nelle prossime scadenze elettorali. Serve al contrario una solida alternativa politica che risponda concretamente alle diverse istanze sociali e che persegua una trasformazione profonda del quadro socio-economico con progetti credibili e pragmatici. Per costruirla l’unica strada è quella di far irrompere nel dibattito pubblico i bisogni e i progetti di cambiamento della maggioranza delle persone che vivono quotidianamente i disagi e le potenzialità inespresse di questa terra”.

(Unioneonline/l.f.)

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