Ancora manca il decreto da parte della Regione, è certo però che i ricciai tra pochissimo potranno immergersi in acqua a caccia dell’oro rosso fino al prossimo aprile.

E a Cabras, dove tantissimi pescatori vivono principalmente grazie dalla pesca di questi esemplari, torna il sereno. Il Consiglio regionale della Sardegna ieri ha approvato un emendamento che autorizza, per un massimo di 90 giornate lavorative, la raccolta dei ricci.

«Per noi si tratta di una buona notizia - dichiara Giacomo Bilancetta, presidente di una delle due associazioni dei ricciai di Cabras -  Ora attendiamo di vedere il regolamento che rispetto a quello dello scorso anno sarà molto restrittivo. L’importante però è lavorare. Noi stessi abbiamo proposto solo 4 giornate lavorative e una cesta in meno. La Regione evidentemente ha capito che il progetto alternativo ancora in alto mare non poteva garantire un’occupazione immediata agli operatori. A breve  - va avanti Bilancetta  - inizieremo a pescare ma anche a collaborare con la Regione per mettere nero su bianco un progetto serio come alternativa alla pesca in modo far riposare i fondali».

Dopo la decisione della Regione è stata immediata la reazione degli ambientalisti. L’associazione Sardegna rubata e depredata non usa mezze parole: «Avevamo esultato forse troppo presto ad ottobre del 2021 quando, con una decisione tardiva ma saggia, il Consiglio Regionale aveva inserito nella legge Omnibus un emendamento che (nelle intenzioni) mirava alla salvaguardia di una specie ittica in gravissima sofferenza e ad altissimo rischio di estinzione - scrive l’associazione -  Con lo stesso provvedimento venivano predisposti anche gli indennizzi per i pescatori e il loro coinvolgimento in progetti di pulizia dei fondali dai rifiuti. Cosa è stato fatto in quest'anno dal Consiglio Regionale per concretizzare queste lodevoli intenzioni? Niente. Hanno vinto le proteste dei pescatori e hanno perso i ricci di mare. Non ci resta che rinnovare l'invito a boicottare qualsiasi preparazione alimentare a base di ricci di mare e boicottare i ristoranti che ancora li propongono nei loro menù». 

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