Seimila metri di altezza con una pendenza nella parte finale di 85 gradi e una temperatura di meno 20 gradi. E ora nuovamente al caldo. Questa mattina il sindaco di Cabras Andrea Abis e l’assessore allo Sport Carlo Trincas hanno ascoltato con ammirazione il racconto di Francesco Perla, 33 anni, giovane scalatore di Cabras appena rientrato dal Perù, dove si è cimentato nella scalata dell’Alpamayo, una delle montagne della Cordillera Blanca delle Ande. 

Partito lo scorso giugno con altri quattro atleti italiani, Francesco Perla ha compiuto un’impresa al limite della sopravvivenza, e oggi è l’unico sardo ad avere scalato la vetta dell’Alpamayo, definita dall’Unesco come “la montagna più bella al mondo” per via della sinuosità delle linee che la caratterizzano, battendo il proprio record di scalata e portando con sé la bandiera con lo stemma del paese di Cabras.

«Sono fiero di aver portato con me tutta la comunità di Cabras. Sono cresciuto sul mare ma l’amore per la montagna mi accompagna fin da bambino, quando mi spostavo tra Cabras a Barisardo, il paese originario di mia madre», racconta Perla. A spingerlo a concretizzare la passione in vere e proprie scalate è stata la vita, con le sue sfide: dopo aver lottato contro un tumore all’età di 22 anni e aver perso una persona cara subito dopo, Francesco Perla ha reagito mettendosi alla prova, studiando e apprendendo le tecniche dell’arrampicata. Una sfida che lo ha già visto scalare il Gran Sasso, il Monte Rosa, il Monte Bianco e il Cervino e oggi, finalmente, anche la Cordillera delle Ande. «Mi sono allenato per un anno intero per affrontare questa difficile scalata. Gli allenamenti su roccia, in mountain bike, la corsa e la palestra non sono però sufficienti per affrontare le condizioni proibitive che si presentano durante l’arrampicata dell’Alpamayo, questo ha reso ancora più grande la soddisfazione nell’aver conquistato la vetta», racconta.

Due piccozze, ramponi e qualche corda sono stati l’unico appiglio del giovane, che con i compagni di scalata ha raggiunto la vetta dopo tre giorni e mezzo di duro lavoro. Non sono mancati i momenti di tensione e di paura: «Il freddo e la stanchezza mi hanno portato allo stremo, ma è stato proprio quello il momento in cui ho tirato fuori la grinta per terminare il percorso. L’arrampicata non è solo tecnica, è uno sport mentale ed è necessario avere pieno controllo di se stessi, credere nelle proprie capacità e conoscere i propri limiti». Caratteristiche che sono state molto apprezzate dagli amministratori, che si sono complimentati con l’atleta, col quale intendono programmare un incontro con gli studenti durante il prossimo anno scolastico. «Ci piacerebbe che fosse proprio lui a raccontarlo ai giovani del nostro paese, abbiamo bisogno di esempi positivi», hanno affermato Andrea Abis e Carlo Trincas. Intanto Francesco Perla sta già pensando al prossimo obiettivo, la scalata dell’Everest. 

© Riproduzione riservata