Quindici anni fa scrive ai familiari: cambio vita. Mi eclisso. Ci risentiamo fra qualche anno. Forse.

Dal 1996, Roberto Piras, stimatissimo cassiere della Banca d'Italia, scompare davvero; la famiglia non ha più notizie, gli amici neppure. Lascia la banca a Milano, dove si era trasferito, e va dove nessuno sa. Volatilizzato, come morto. Ma non solo tanto per dire. Morto, purtroppo adesso che del buon Roberto Piras, “ Pera ” per tutti; la mamma, il fratello e le due sorelle hanno riportato solo le ceneri.

LA STORIA Si chiude così l'incredibile vicenda di Roberto Piras, un ragazzo che a trentaquattro anni lascia Oristano e nel 1996 molla il lavoro e se ne va dove nessuno sa nonostante le ricerche per ogni dove della mamma Maria, del fratello Massimo e delle due sorelle.

Buio totale fino a che, un mese fa, in via Milis non si presentano i poliziotti per il dna da comparare con i resti ritrovati nei ghiacci svedesi. Mistero risolto: sono quelli di Roberto Piras, che i familiari cercavano disperati da una parte all'altra dell'universo.

Morto per un banale incidente, l'auto che scivola in mare lungo la banchina e che nessuno vede e che qualcuno ritrova solo dopo anni. La Nissan lì, il corpo molte miglia oltre. Ai due tasselli la polizia svedese incastra il dna e il caso è chiuso.

IL FRATELLO «Un colpo durissimo, però almeno abbiamo una tomba dove piangere». Il fratello Massimiliano, attore teatrale e televisivo con una parte importante nella fiction “La Squadra” in onda su Rai 3, aveva lasciato i teatri milanesi per stare vicino alla mamma Maria e seguire piste sempre più invisibili, e oggi racconta una storia incredibile. Dall'inizio all'ultimo atto, oggi con i funerali alle 16 nella chiesa del Sacro Cuore.

IL RACCONTO «Roberto lavorava alla Banca d'Italia, un bel lavoro. Era partito da commesso e in pochi anni si era guadagnato la promozione a cassiere. Nel 1992 si trasferisce a Milano. È un ragazzo chiuso ma tranquillissimo: lavoro e casa. Nel 1996 lascia la banca e decide di andarsene da qualche altra parte senza però dire dove. Ci manda una lettera dove scrive di voler cambiare vita e di avere bisogno di stare un po' da solo. Comunica che per parecchi anni sarebbe scomparso, di non preoccuparsi perché finito questo periodo si sarebbe fatto vivo. Noi non siamo per niente tranquilli, tentiamo di rintracciarlo senza comunque interferire nella sua scelta».

L'AUTO Per dieci anni un silenzio di tomba e di speranza. Mamma Maria piange e prega. «Nel 2006 - continua Massimo - la Polizia ci comunica di aver ritrovato nel mare della Svezia, precisamente a Soderby Brygg, un'auto intestata a Roberto. A quel punto denunciamo la scomparsa». Tre anni prima, nel 2003, a Haning Oderton, distante alcune miglia dal porticciolo di Soderby, era stato ritrovato un corpo che sarebbe poi risultato compatibile con i pochissimi resti all'interno dell'auto.

LA SVOLTA «Un mese fa siamo stati contattati per la comparazione del dna. Positivo al cento per cento, ci dicono, e a quel punto tutto torna, purtroppo. Il mistero poteva essere svelato qualche anno prima ma questo poco conta».

Nel 2005, prima del ritrovamento dell'auto intestata a Roberto Piras, il corpo di uno “sconosciuto” viene cremato e le ceneri sepolte a Minareslunden, la collina delle ceneri dove finiscono i senza nome.

Massimo Piras ha scavato, è stato più volte a Stoccolma. «La morte può risalire a dicembre 2001. Un mese prima mio fratello aveva acquistato la nuova Nissan e conoscendolo immagino volesse andare verso luoghi più caldi. Fatto sta che fra il 20 e il 21 dicembre sparisce, non si presenta al lavoro. Lo cercano ma senza risultato».

Una fine senza misteri, secondo il fratello. «Sicuro. Non può essere un suicidio perché Roberto aveva tutto un programma e comunque non avrebbe acquistato l'auto. Tutto fa pensare che sia scivolato lungo la banchina del porticciolo. Lo fa pensare la chiave inserita nel quadro, il cambio innestato e le cinture allacciate. È andata così, purtroppo».

Di questa storia incredibile resta un pugno di cenere, una tomba e la foto di Roberto, sparito nei ghiacci svedesi.

ANTONIO MASALA
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