Oggi nasce la leggenda di un uomo che si è fatto eroe per rimuovere un limite umano, la resa di fronte a fatti o eventi palesemente contrari. Noi siamo stati felici testimoni di quell’incredibile miracolo, il luogo dove quel limite, quella resa, sono stati rimossi. Saperlo lì a guardarci e sostenerci ci faceva pensare di essere capaci di imprese impossibili.

Il senso di un racconto epico si manifesta nel momento in cui l’uomo diventa semplicemente “significato”. Essere Riva, essere suoi tifosi, essere suoi avversari, essere amanti di calcio, non essere amanti di calcio ma dare tutti, allo stesso modo, un valore univoco e sublime alla più alta vocazione umana. La sua capacità di mettere d’accordo tutti, di unire anche ciò che poteva apparire distante, di farlo con la naturalezza dei silenzi e di pochissime parole. Con il cuore.

La storia di un popolo chiama il suo eroe per permetterci di camminare da soli. Di continuare a combattere i nostri fantasmi da soli. Perché ce lo ha insegnato, ci ha mostrato che è possibile. Di più, necessario.

Ora che hai lasciato la nostra mano, Gigi, ce la metteremo tutta ma soprattutto ci sosterremo a vicenda come se fossimo un solo piede sinistro, forte, preciso, silenzioso, sospeso in un tempo unico e magnifico. Ora questo devi pretendere da noi, da ognuno di noi. Perché questo più di ogni altra cosa ti dobbiamo. Ora e per sempre.

© Riproduzione riservata