Hanno scelto il porto più appartato, quasi ci fosse qualcosa da nascondere. Per lo sbarco “militare” in terra sarda hanno cercato in ogni modo di evitare il clamore del grande scalo portuale. Quella di Arbatax era, nelle strategie dei signori del vento, la banchina prediletta per tentare di far passare inosservato il piano di sbarco nell’Isola predestinata. Ci hanno tentato in tutti i modi, con domande prive di documenti e certificazioni, con gru e mezzi inesistenti. Hanno scavalcato senza indugio ogni ostacolo, dal voto contrario di gran parte del partenariato territoriale, imprenditori e lavoratori, alla mancata presentazione nei tempi prestabiliti degli adempimenti obbligatori.

Dal Gargano ad Arbatax

Ora, i signori di Manfredonia, Puglia estrema, ai confini con la terra del Gargano, sulla sponda adriatica dello Stivale, hanno ottenuto il via libera per la grande invasione eolica dell’Isola. La via prescelta è quella del Porto di Arbatax, Ogliastra, l’enclave più centrale della sponda orientale della Sardegna. Varcare con occhi indiscreti i faldoni documentali di questa pratica tanto tormentata quanto “veloce” significa imbattersi subito nel calendario “fiscale” di questa società venuta da lontano. Per “governare” lo scalo ogliastrino, a suon di gru solo noleggiate e mezzi tutti da scoprire, i novelli traghettatori di pale eoliche in terra sarda non hanno presentato credenziali da mille e una notte.

Storia, non pervenuta

Se si potesse sintetizzare, sul piano anagrafico, il vissuto dei pugliesi sbarcati nella terra dei Tacchi d’Ogliastra, si dovrebbe chiudere il dossier con un serafico: non pervenuto. Sono le date di questa storia a metterlo nero su bianco. La «Green Port srl», la società registrata alla Camera di Commercio di Foggia, nasce ufficialmente il sette marzo del 2023. Manco nata e già si candida, nemmeno un mese dopo la costituzione, a governare lo scalo di Arbatax. È il sei aprile del 2023 quando l’Autorità di Sistema portuale della Sardegna riceve l’istanza per l’autorizzazione a svolgere operazioni per conto terzi nello scalo ogliastrino. Non tutto è in regola, anzi.

Smemorati fuori tempo

Manca una caterva di documenti, dichiarazioni, atti di ogni genere. La sequenza dei “fuori tempo”, dei ritardi acclarati e certificati, nella consegna dei documenti sollecitati dall’autorità di sistema è una costante di tutta la pratica. Il 15 settembre dell’anno ormai passato il dirigente statale chiede alla società pugliese ciò che manca nell’iter per la licenza portuale. Le carenze non sono di poco conto, manca di tutto e di più: non c’è l’elenco dei dipendenti, assente la mappa delle attrezzature e dei mezzi, manca il documento attestante il possesso di gru e elevatori, niente polizza assicurativa, dimenticata la costituzione del deposito cauzionale, latitante il documento sulla sicurezza. Ai signori di Manfredonia gli viene dato un termine per rispondere, quello del 14 ottobre, trenta giorni esatti. Entro quella data, però, negli uffici dell’Autorità Portuale non arriverà niente. Negli uffici parastatali del governo dei porti sardi attendono altri dieci giorni prima di decidere il da farsi.

Preavviso archiviazione

La missiva alla volta del Gargano pugliese parte il 24 ottobre del 2023: «preavviso di archiviazione della vostra pratica di licenza portuale». Come se non si fosse già perso sufficiente tempo, l’Autority concede alla società altri dieci giorni per la «presentazione delle osservazioni/deduzioni». Il trenta ottobre i traghettatori di pale eoliche rispondono «seppur tardivamente», ma le comunicazioni restano del tutto carenti. Scrive il dirigente dell’Autorità di Sistema: «dall’analisi della documentazione sono emerse le seguenti carenze».

Le falle nei documenti

L’elenco è una sorta di copione già visto: non risulta rispettato quanto previsto dal contratto per il personale dei porti, è stato modificato il contratto di locazione dei mezzi rispetto a quello comunicato inizialmente, manca l’attestazione della piena ed esclusiva disponibilità dei mezzi, manca l’elenco delle attrezzature per lo sbarco/imbarco di merci alla rinfusa, la polizza assicurativa non ha il massimale obbligatorio, la polizza fideiussoria non è stata sottoscritta dalla società che richiede la licenza, il documento di sicurezza non è redatto come previsto dalle norme. Insomma, più che una licenza portuale sembra la pretesa di una zona franca per leggi e obblighi, una sorta di camposanto del diritto. Come se la Sardegna non potesse fare a meno di questa compagine eolico-pugliese, gli vengono, però, concessi gli ennesimi dieci giorni per integrare la documentazione. Alla fine, l’Autorità di Sistema Portuale, a fine anno, dà il via libera, nonostante l’atto finale, che riproduciamo, non risulti ancora pubblicato nel sito ufficiale.

Misteriosa gara eolica

Una licenza misteriosa, con mille interrogativi a partire dalla missione “dichiarata” di questi signori in terra sarda. Il carteggio blindato negli uffici del governo dei porti sardi lascia trapelare verità inconfessabili a partire da una presunta “gara eolica” di cui nessuno sa niente, della cui esistenza non si ha memoria nello scibile delle invasioni di pale eoliche a terra e a mare.

Missione senza prove

Eppure, i signori venuti da Manfredonia, lo scrivono apertamente, senza che nessuno gli chieda spiegazioni che rasentino un minimo di attendibilità. L’affermazione contenuta nelle carte depositate nel dossier statale, finite nelle nostre mani, è senza indugi: «L’impresa portuale Green Port Italy è in gara per la realizzazione di un progetto eolico off-shore (a mare n.d.r.) nel Golfo di Arbatax». Sarebbe bastata questa sorta di comunicazione per esigere dalla società un minino di giustificazione, visto che non esiste un solo progetto di centrale eolica offshore destinato al Golfo di Arbatax, tantomeno può esserci in atto una gara per la sua realizzazione.

Motivazione surreale

Per quale motivo i signori pugliesi hanno indicato questa “missione” nei documenti denominati «programma operativo» depositati all’Autority? La realtà è in questo caso evidente: gli uffici statali, più di chiunque altro, sono, infatti, a conoscenza del fatto che non esistono progetti presentati e tantomeno approvati per la realizzazione di “foreste” eoliche nel Golfo di Arbatax. Chiedere la licenza di esercizio per un porto sardo, quello ogliastrino, giustificandola formalmente, con tanto di dichiarazione ufficiale, con l’esistenza di un progetto che tutti ignorano, va ben oltre il surreale.

Minaccia eolica

A questa “dichiarazione” se ne aggiunge un’ulteriore, di per se ancor più “minacciosa”: «a supporto delle capacità tecnico operativa ed organizzativa dell’istante si comunica che sono stati sottoscritti contratti per la movimentazione presso il porto di Arbatax di un importante numero di impianti eolici in parte già in sbarco». Anche di questo ulteriore segmento del “programma operativo” non solo non c’è prova documentata, ma appare davvero singolare che una società pugliese, capitale sociale versato appena 2.500 euro, ottenga la gestione dell’area portuale dichiarando la movimentazione di un “importante numero di impianti eolici”.

Sardegna contro

Peccato per loro, però, la Sardegna sta respingendo ad uno ad uno tutti i progetti eolici presentati sia a mare che a terra. Ad oggi, infatti, non risulta approvato un solo nuovo parco eolico nell’Isola e appare davvero incomprensibile come alla base di una licenza pubblica venga posto un “programma operativo” che appare privo di qualsiasi concretezza e di documenti realistici. Le dichiarazioni contenute nei documenti depositati all’Autority sono, però, molto più di una “minaccia” eolica in terra sarda.

Tre anni di sbarchi

Scrivono i pugliesi per ottenere la licenza: «Inoltre abbiamo un accordo commerciale per la movimentazione di impianti eolici anche per il 2023, 2024 e 2025». La sequenza eolica dichiarata dalla società di Manfredonia per ottenere la licenza è un stillicidio di aerogeneratori in viaggio verso la Sardegna: «la società per il prossimo quadriennio – oltre ad aver sottoscritto dei contratti con i produttori di impianti eolici da movimentarsi nel porto di Arbatax- confida di poter apportare un valore aggiunto allo scalo con la propria programmazione economica».

Pale dimenticate

L’unico dato certo di questo presunto giro di pale, per adesso, è solo una distesa di “eliche” dismesse, rimaste per mesi accatastate nel porto di Arbatax. Risultavano di proprietà di una nota società petrolifera dedita ad infestare di pale eoliche l’Ogliastra più selvaggia. Dopo averle smontate, per sostituirle con delle nuove più potenti, le hanno lungamente “dimenticate” sulla banchina. Secondo i ben informati non sono mai ripartite per lo smaltimento in terra straniera, nonostante l’incarico già da tempo formalizzato ad una compagine, guarda caso anch’essa pugliese, per lo smaltimento di pale eoliche. Dopo, la denuncia del nostro giornale di qualche mese fa, hanno lasciato sì il porto, ma sono finite in qualche terreno privato circostante come premessa di un mercato dell’usato difficile da gestire. Ad Arbatax ora, però, i signori pugliesi, hanno la licenza di invadere la Sardegna a colpi di pale eoliche. Con il silenzio e la complicità di molti.

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