L’amministratore unico della società non ha la fama dello spendaccione. Il 23 marzo scorso, a Manfredonia, appendice pugliese del Gargano, per fondare la “Green Port Italy”, ha versato all’erario appena mille euro. La sua socia non è da meno. Lei, per controllare il 60% della compagine, ha versato la “bellezza” di 1.500 euro. In tutto 2.500 euro per una società sconosciuta e senza storia con un’ambizione su tutte: “impossessarsi” del porto di Arbatax, braccio a mare dell’entroterra ogliastrino.

Manfredonia & Arbatax

Alla Camera di Commercio pugliese annotano tutto: sede fiscale via Stella 40, Manfredonia, provincia di Foggia. L’ingresso del locale è anonimo, muri devastati dall’umidità, portoncino d’alluminio, una sorta di scantinato a piano terra. Da marzo ad oggi, Viviana e Antonio Francesco Prencipe, classe ‘89 la prima, ‘67 il secondo, non hanno trovato ancora il tempo di versare tutti i diecimila euro previsti dal capitale sociale. Nel frattempo, però, a tempo di record, hanno presentato domanda per gestire per un quadriennio nientemeno che le operazioni portuali per conto terzi nello scalo di Arbatax. Una richiesta tanto anomala quanto misteriosa, visto che il porto ogliastrino risulta già da tempo coperto da quel servizio di carico, scarico, trasbordo, deposito e movimento di merci e ogni altro materiale. Uno sbarco in terra sarda che cela un piano sconosciuto ai più, depositato ad aprile scorso negli uffici dell’Autorità Portuale della Sardegna. Documenti eloquenti e sconvolgenti di cui siamo entrati in possesso. Un piano tanto esplicito quanto superficiale, privo di qualsiasi supporto in grado di certificare quanto dichiarato in quelle carte. Non ne fanno mistero: la calata pugliese in terra sarda è legata all’affare eolico, quello terrestre e quello a mare. Lo scrivono senza mezzi termini: «A supporto della capacità tecnica operativa e organizzativa dell’istante si comunica che sono stati sottoscritti contratti per la movimentazione presso il porto di Arbatax di un importante numero di impianti eolici in parte già in sbarco». Dichiarazioni tanto approssimative quanto surreali visto che ad oggi non risultano approvati nuovi parchi eolici nè terrestri nè marini. La calata eolica pugliese in terra e mare sardo sembra, però, contraddistinguere l’intera missione nel Porto di Arbatax. Aggiungono nel piano operativo: «Oltre a tali impianti sono stati già conclusi ed avviati altri contratti con arrivo in Marzo 2023. Inoltre abbiamo un accordo commerciale per la movimentazione di impianti eolici anche per il 2023, 2024 e 2025». Ma non è finita. Il capoverso successivo è una dichiarazione di guerra: «L’impresa portuale è in gara per la realizzazione di un progetto eolico off-shore nel Golfo di Arbatax».

Le pale nel Golfo

Affermazioni che lasciano interdetti, con un richiamo a “gare” inesistenti sul piano procedurale, figuriamoci per un’invasione eolica nel golfo ogliastrino. Basterebbe questa affermazione sulle pale eoliche nel Golfo di Arbatax per rendere la richiesta irricevibile, visto che non esiste alcun progetto, non solo approvato, ma nemmeno presentato.

Il giallo portuale

Il colpo di scena, però, accade nella commissione consultiva del Porto di Arbatax. Il 28 giugno scorso la maggior parte dei componenti boccia senza appello la proposta, ma il verbale redatto dall’Autorità Portuale riporta, invece, un’approvazione all’unanimità dell’autorizzazione per un anno alla società pugliese. Non appena il verbale viene fatto circolare scatta la reazione. Con una comunicazione ufficiale la maggior parte dei componenti mette nero su bianco la verità: non abbiamo votato a favore di quella pratica. Il “giallo” pugliese in terra d’Ogliastra è solo agli inizi.

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