Strage di Nuoro, il superstite di 14 anni sentito in ospedale
Gli inquirenti lavorano sulle ipotesi di problemi finanziari o sanitari per dare una spiegazione alla furia omicida di Roberto GleboniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Aperta e quasi subito chiusa l’audizione protetta, questa sera, nel reparto di Otorinolaringoiatria del San Francesco di Nuoro, del quattordicenne sopravvissuto alla strage messa a segno da Roberto Gleboni, l’operaio forestale di 52 anni che due giorni fa in via Ichnusa ha ucciso la moglie Giusi Massetti (43), la figlia Martina (25), il figlio Francesco (10) e il vicino Paolo Sanna (69) per poi andare in via Gonario Pinna a sparare anche contro la madre, di 84 anni, prima di togliersi la vita con la stessa arma.
Il ragazzino è l’unico figlio sfuggito al massacro. E il solo testimone che attraverso i suoi ricordi potrebbe fornire indicazioni utili agli inquirenti per ricostruire quanto successo quella mattina di sangue, nella casa della famiglia sterminata. Ma non ha potuto dire molto: il suo stato emotivo e le sue condizioni di salute non hanno permesso alcun approfondimento. Le sue dichiarazioni, inoltre – e forse non poteva essere diversamente, viste le condizioni e ciò che ha visto – sono apparse contraddittorie e confuse.
Con gli inquirenti, ad ascoltare il ragazzo, erano presenti anche uno psicologo e il tutore legale nominato dalla Procura, Antonio Cualbu. Dal racconto dell'unico testimone oculare dei delitti, e componente di quella famiglia che a detta di molti sembrava perfetta, si cerca una spiegazione sulla strage, un movente finora rimasto un mistero.
«Urlavano tutti», le sue parole pronunciate davanti a chi lo portava in ospedale. quando ancora riecheggiava l’orrore degli spari.
Gli inquirenti intanto continuano a lavorare: si scava nei conti della famiglia Gleboni-Massetti, per capire se all’origine della tragedia possano esserci problemi finanziari. Ma si passano al vaglio anche i documenti medici.
(Unioneonline)