Polemiche sulla morte di Mesina, la proposta: «Istituire una Giornata delle vittime dei sequestri»
Il consigliere regionale, Sebastian Cocco, esponente del gruppo Uniti per Todde, interviene con un lungo post sui socialPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In seguito alle polemiche sorte dopo la morte di Graziano Mesina, figura controversa e simbolo di una stagione oscura della Sardegna, Sebastian Cocco, consigliere regionale del gruppo Uniti per Todde interviene con un lungo post sui social per difendere la memoria e la dignità delle vittime dei sequestri di persona e propone di istituire una giornata commemorativa dedicata a chi ha subito uno dei crimini più crudeli e disumanizzanti.
«Anche noi chiedevamo di tornare a casa», queste le parole di Luca Locci, sequestrato a soli sette anni, che aprono il post e che il consigliere riprende come simbolo del dolore collettivo e del bisogno di riconoscimento per chi ha vissuto quell’incubo. Un dolore che va oltre la singola esperienza e coinvolge un’intera comunità, quella sarda, spesso vittima di pregiudizi e stereotipi legati a una minoranza criminale.
«Lo stigma di appartenere a un posto fuori dalle regole di uno Stato Civile era duro da contrastare», scrive il consigliere, ricordando come anche lui, da studente universitario fuori sede, abbia vissuto quel peso durante i sequestri di Giuseppe Vinci (1994) e Silvia Melis (1997). Un’epoca che oggi molti sembrano aver dimenticato troppo in fretta.
Il consigliere denuncia con forza come i segni di quella cultura criminale non siano del tutto scomparsi e sottolinea la necessità di “estirparli”.
La proposta di istituire una Giornata delle vittime dei sequestri non vuole solo commemorare, ma anche educare: «Servirà a promuovere, in collaborazione con scuole, enti locali, università e associazioni, il rifiuto di ogni forma di criminalità organizzata e di ogni giustificazione morale o sociale del fenomeno».
«Abbiamo la giornata internazionale della migrazione dei pesci, degli asteroidi e via celebrando», osserva con tono provocatorio, evidenziando come sia ormai giunto il momento di dedicare una giornata solenne a chi è stato privato della libertà, spesso della vita, e a chi è rimasto a sperare, temere, attendere.