La Corte d’Appello del Tribunale  di Sassari ha assolto con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, la commissaria Manuela Cojana e cinque agenti della polizia penitenziaria accusati di aver preso parte a due episodi di violenza contro un detenuto nel carcere di Badu ‘e Carros.

In primo grado, i sei imputati erano stati condannati a cinque mesi per lesioni aggravate. La nuova sentenza, pronunciata dal collegio presieduto dal giudice Salvatore Marinaro (a latere i giudici Serra e Delogu), ha completamente ribaltato l’esito del primo processo, accogliendo integralmente la tesi difensiva dell’avvocato Francesco Lai. Gli altri agenti assolti sono Maurizio Cappeddu, Angelino Mastrone, Giovanni Michele Mazzette, Jean Pierre Nieddu e Guido Nurchi, tutti difesi dall’avvocato Lai.

I fatti

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Nuoro, prendeva origine da una denuncia sporta nel 2020 dalla moglie di Rade Nikolic, detenuto in regime di alta sicurezza a Nuoro, che accusava sei agenti e la comandante del carcere di aver aggredito il marito in due distinti episodi, il 18 e 19 marzo dello stesso anno. Secondo l’accusa, Nikolic sarebbe stato colpito con calci e pugni prima in cella, poi in un corridoio durante l’ora d’aria. Le indagini si erano concentrate anche sul presunto ruolo passivo-aggravante della comandante Cojana, che – secondo l’ipotesi accusatoria – avrebbe assistito alla seconda aggressione incitando i sottoposti a evitare colpi al volto per non lasciare segni evidenti.

Le tappe del procedimento

L’indagine venne chiusa nel 2022, e il successivo rinvio a giudizio portò al processo con rito abbreviato. A marzo 2023 il pubblico ministero aveva chiesto un anno di reclusione per ciascun imputato, sostenendo che vi fossero elementi sufficienti, tra cui dichiarazioni di altri detenuti e referti medici che parlavano di “arrossamenti compatibili”. Già in primo grado  il difensore Lai, aveva parlato di un impianto accusatorio viziato da contraddizioni, con testimonianze inaffidabili e una ricostruzione giudicata “generica”. La Corte d’Appello ha ora dato pienamente ragione alla tesi della difesa: “Il fatto non sussiste”. Una formula che cancella ogni responsabilità, confermando la totale estraneità degli imputati ai fatti contestati. Una sentenza che si inserisce in un contesto già favorevole per la commissaria Cojana, recentemente reintegrata dal Consiglio di Stato dopo un altro procedimento amministrativo. La carriera della commissaria Manuela Cojana, prima donna a dirigere il reparto di polizia penitenziaria di Badu ’e Carros, è stata costellata di controversie. Dopo essere stata coinvolta in altri procedimenti (uno per abuso d’ufficio e falso, conclusosi con assoluzione; un altro per calunnia, archiviato), nel 2021 era stata rimossa dalla guida del carcere con l’accusa di inefficienze gestionali e negligenza nella trasmissione di una notizia di reato. Ma anche in questo caso la giustizia le ha dato ragione: a dicembre il Consiglio di Stato ha giudicato illegittima la revoca dell’incarico, disponendo la reintegrazione e riconoscendo un danno d’immagine subito dalla dirigente.

Con l’assoluzione penale e la sentenza favorevole del Consiglio di Stato, Manuela Cojana, oggi in servizio a Cagliari, si avvia ora verso un possibile ritorno al comando di un penitenziario di pari livello. Un epilogo che chiude un lungo contenzioso e riabilita completamente la figura della dirigente e dei suoi colleghi, restituiti al loro ruolo dopo anni di inchieste, udienze e polemiche.

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