«Giudico positivo l'accorpamento del Consorzio industriale Zir di Macomer a quello provinciale». Giovanni Bitti, presidente di Confindustria, non ha dubbi sulla positività della delibera della Giunta regionale. «Proietta il nostro territorio in una dimensione più ampia - aggiunge l'esponente dell'associazione degli industriali - primo perché si esce da uno stato di liquidazione e commissariamento che durava ormai da troppi anni, che di fatto bloccava lo stesso consorzio. La vedo quindi positivamente. La zona industriale di Macomer è stata l'orgoglio negli anni passati, ma oggi diventata ininfluente, con la strategicità sperperata da scelte sbagliate. L'accorpamento ci permette di competere con gli altri consorzi di aree più forti».

Ma questo non spegne la polemica. Anzi, questa situazione riapre lo scontro all'interno dell'Unione dei Comuni. L'ex presidente, Gian Pietro Arca, sindaco di Silanus, precisa: «Fino a quando ho ricoperto la carica di presidente dell'unione dei Comuni, in più di un'occasione ho formalmente chiesto che, oltre a quello di Macomer e Borore, nel Consorzio vi facessero parte tutti i Comuni del Marghine. Ho sempre convintamente sostenuto che il Consorzio doveva mantenere la sua autonomia. Chiedo agli organi regionali, a partire dalla presidente Alessandra Todde, di voler incontrare i sindaci del territorio del Marghine, al fine di valutare, ed eventualmente condividere, una rimodulazione della decisione assunta, nell'interesse di tutto il territorio, che oggi più che mai necessita di un rilancio economico».

Silvia Cadeddu, sindaca di Birori, aggiunge: «Macomer e Borore hanno perso una grande occasione. Gli altri comuni del Marghine non hanno potuto evitarlo perché non essendo membri del Consorzio, non avevano alcuna legittimazione e titolo per poter far valere il proprio punto di vista. Confido vivamente che il Consorzio Provinciale tenga nella dovuta considerazione tutto il territorio del Marghine, evitando di emarginare i piccoli comuni».

Rita Zaru, sindaca di Noragugume: «Spero che prima del 30 giugno del 2026 si riesca a trovare, tra la Regione  e i comuni direttamente coinvolti, un margine di trattativa per rinegoziare le decisioni prese. Un epilogo che, altrimenti, con l'esclusione del Marghine dal nuovo collegamento ferroviario, ci danneggerà notevolmente». Al coro delle proteste si aggiungono anche gli altri sindaci del territorio, quale Francesco Caggiari, di Bortigali: «Così non avremo possibilità di decidere e ci sarà un ulteriore impoverimento del territorio. Credo che in questa fase bisogna fare quadrato e far sentire la nostra voce. Uniti». 

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