È scattata all’alba di questa mattina, intorno alle 6:30, una vasta operazione delle forze dell’ordine a Siniscola, nel Nuorese. Diversi mezzi e uomini sono stati impiegati in numerosi punti del paese per eseguire perquisizioni domiciliari e l’esecuzione di due misure cautelari, nell’ambito di un’indagine legata ai gravi episodi di violenza e intimidazione, che hanno segnato la zona nell’ultimo anno: oltre quaranta in pochi mesi, tra bombe e auto incendiate.  In manette sono finiti Dario Tuveri (37 anni) e Luca Venale (41). 

Quella di oggi è stata  un’azione coordinata frutto delle investigazioni congiunte tra polizia e carabinieri, con l’obiettivo di individuare i  responsabili di aver alimentato un clima di terrore nella comunità locale. A spiegare i dettagli dell’indagine, in Prefettura a Nuoro, c’erano il prefetto Alessandra Nigro, il questore Alfonso Polverino,  il comandante dei carabinieri Gennaro Cassese, il comandante della Guardia di Finanza Alessandro Ferri, con i quelli del commissariato Gabriele Pacifico e  della compagnia dei carabinieri, Marco Caló. Le indagini sono state coordinate dal procuratore facente funzione Andrea Jacopo Ghironi.

A Tuveri e Venale si è arrivati attraverso tecniche di investigazione vecchio stile, con pedinamenti e appostamenti. ma sono state anche utilizzate le intercettazioni. 

Durante le indagini gli inquirenti si sono però scontrati con la reticenza di alcuni residenti a consegnare le immagini degli impianti di videosorveglianza: c’era un forte timore di ritorsioni. I due, stando a quanto ricostruito, si muovevano di notte a bordo di auto di conoscenti o prese a noleggio, per rendere più difficile un’eventuale identificazione. 

Sul movente della lunga scia di fuoco sono ancora in corso accertamenti, ma si punta su rancori personali: tra dicembre e gennaio, con diversi roghi, era stato preso di mira un ventisettenne con al sua famiglia. 

A marzo Tuveri e Venale hanno  pianificato una rapina al Banco di Desio di Olbia: avevano una scacciacani Glock  e passamontagna ed erano stati  fermati a Budoni. Il piano prevedeva di  introdursi attraverso la porta antipanico e scappare in una strada contromano, nascondersi in un cantiere e occultare  il bottino  nel sacchetto di un aspirapolvere appositamente acquistato. Con loro c’erano altri due complici, che risultano indagati. 

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