Ci sono malattie che non lasciano segni visibili, ma scavano dentro, consumano il corpo e l’anima, trasformando la quotidianità in una battaglia. L’endometriosi è una di queste. Una patologia cronica e debilitante che colpisce milioni di donne nel mondo, eppure resta spesso ignorata, sottovalutata, diagnosticata con anni di ritardo. Un ritardo che si misura in sofferenza e ostacoli, in sogni messi in discussione e speranze fragili.

Simonetta Peddio, giovane madre di Desulo, 28 anni, ha conosciuto il volto più duro di questa malattia fin dall’adolescenza. Il suo viaggio, fatto di dolore, incertezze e incredibili conquiste, è una testimonianza di resistenza, forza e speranza.

Tutto è iniziato presto, troppo presto. A 12 anni, Peddio si è trovata a fronteggiare dolori mestruali così intensi da strapparle via la spensieratezza tipica dell’adolescenza.

«Tutti mi dicevano che erano solo quei 4-5 giorni di sofferenza, ma in pochi mesi erano diventati 10, poi 12. Giorni in cui mi spegnevo completamente, incapace di condurre la mia vita normalmente».

La normalizzazione del dolore femminile è uno dei grandi ostacoli nella diagnosi precoce dell’endometriosi. «Tutte le donne stanno male durante il ciclo», si sentiva ripetere. Ma c’era qualcosa che non andava. Sua madre Ketty ha capito che il livello di sofferenza della figlia non era quello “normale”. Dopo anni di visite, esami e attese snervanti, finalmente un nome: endometriosi.

Aver dato un nome al suo dolore non ha però significato sconfiggerlo. Le cure proposte erano tentativi, non soluzioni. Dodici pillole diverse, nessuna capace di darle sollievo. E nel frattempo, la malattia si prendeva tutto: le uscite con le amiche, la libertà di fare programmi, la spensieratezza di una ragazza che vorrebbe semplicemente vivere. «Non so quante volte ho dovuto chiamare i miei genitori per venirmi a prendere a scuola. Facevo tantissime assenze. Per 12 giorni al mese la malattia prendeva il controllo su di me». 

Il corpo soffre, ma anche la mente. Il senso di colpa, il sentirsi diversa, la paura di non poter mai realizzare i propri sogni. La domanda che ogni donna con endometriosi si pone prima o poi è arrivata anche per lei: «Potrò mai avere figli?»

Determinata a non arrendersi, Simonetta Peddio, ha deciso di cercare risposte altrove, partendo per Verona, dove le hanno finalmente fornito una diagnosi più approfondita. Il responso è stato un colpo al cuore: il suo ovaio sinistro si era notevolmente ridotto. Il timore di non poter diventare madre si faceva sempre più reale.

Ma il destino aveva altri piani. Contro ogni pronostico, dopo mesi di tentativi e incertezze, nel 2021 è arrivato il piccolo Gabriele. «Non mi sembrava vero. Per la prima volta avevo io il controllo sulla mia malattia, perché non avevo più il ciclo e stavo bene».

La gravidanza, un momento di tregua, le ha dato anche una nuova consapevolezza. Tanto che Simonetta ha deciso di trasformare la sua esperienza in conoscenza, presentando come tesi di laurea scienze dell’alimentazione il tema “L’endometriosi e l’alimentazione”.

E poi, il secondo miracolo: a gennaio è nato il suo secondo figlio Alessandro. Oggi, Simonetta si guarda indietro e vede un percorso fatto di dolore, ma anche di incredibili vittorie. La paura delle visite mediche non è mai sparita, e la malattia è ancora lì, in agguato. Ma non è più sola. Grazie alla crescente informazione, ai social e alle testimonianze di tante altre donne, oggi si sente parte di una comunità che lotta e non si arrende.

«A 12 anni sapevo poco di questa malattia e poco si sapeva. Oggi la comunicazione è cambiata, e questo mi fa sentire meno sola. So che non sono l’unica ragazza, adolescente, donna con questa inquilina scomoda nella sua vita».

Simonetta ha vinto la sua battaglia più grande, ma continua a combattere per tutte quelle donne che, come lei, hanno dovuto sentirsi dire per anni che il loro dolore era “normale”. Perché normale non è. E perché ogni donna ha diritto a una diagnosi tempestiva, a cure adeguate e, soprattutto, a non sentirsi mai più sola in questa lotta. E nel mese dedicato alla consapevolezza sull’endometriosi vuole ricordarlo e ribadirlo.

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