Su mandato della Procura del Tribunale di Oristano, la Polizia Postale ha aperto un'inchiesta sulle accuse infamanti che da sette mesi vengono pubblicate sui social nei confronti del sindaco Francesco Caggiari.

Accuse e insulti, come "Sindaco Ladro", "Sindaco mafioso" e altro, che proseguono anche dopo che lo stesso sindaco, esasperato, ha annunciato il suo ritiro dai social e di combattere una battaglia per scoprire l'autore delle infamanti accuse, che neanche Facebook è riuscita a bloccare, nonostante la gravità della situazione.

«Su Facebook ho incontrato vecchi amici, ho sempre interagito con gli altri amministratori pubblici e anche simpatizzanti della mia squadra del cuore, il Cagliari. Purtroppo però sto incontrando anche tanta cattiveria, inspiegabile e inconcepibile, che mi pone, con la mia famiglia, quale bersaglio di queste gravi ingiurie, che mi costringe a malincuore ad abbandonare i social». Sette mesi di accuse infamanti, scritte da una fantomatica cittadina, che si firma Sara Fois, che però risulta inesistente, dietro la quale potrebbero nascondersi leoni da tastiera che infangano il sindaco.

«Ho informato il Prefetto, la Questura e tutti gli apparati di polizia giudiziaria - scrive in una nota il sindaco Caggiari - ho quindi sporto denuncia alla Procura del tribunale di Oristano, con la polizia postale che ha avviato delle indagini. Finora non si conosce il volto o i volti di chi mi rivolge accuse infamanti, insopportabili e deleterie. Non mi cancello da Facebook per paura o per vigliaccheria. Semplicemente perché la situazione sta coinvolgendo la mia famiglia, mia moglie e i miei figli, che stanno subendo una pressione pazzesca e insopportabile. Un proverbio del mio paese recita: Sa linna de su monte, brusiada su monte». Come dire che i responsabili di questa campagna sono da ricercare all'interno della piccola comunità.

Il sindaco poi precisa: «Se qualcuno crede di togliermi di mezzo dalla scena politica con questo stratagemma, si sbaglia di grosso. Continuerò a fare il sindaco. Fino alla fine, perché amo il mio paese». 

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