«Con l'ufficialità della nuova Giunta è arrivato il momento di interrompere questo viaggio».

Mario Nieddu, ormai ex assessore alla Sanità sostituito da Carlo Doria dopo l’ultimo rimpasto della Giunta regionale, fa un bilancio di quattro anni di lavoro «intensi, oltre la metà impegnati a gestire  una pandemia, un'emergenza storica epocale, non ancora completamente alle spalle».

Rivendica «l'attuazione di una riforma che, con le Asl, ha riportato la gestione dei servizi sanitari sui territori, vicino ai cittadini e ai loro bisogni di salute. Abbiamo gettato le basi per un nuovo modello d’assistenza attraverso il Piano dei servizi sanitari e lo abbiamo integrato con quello dei servizi alla persona che in Sardegna mancava da quasi sedici anni, inaugurando un modello di sanità moderno ed efficiente».

In particolare «per la nuova sanità territoriale abbiamo programmato risorse per circa 290 milioni di euro, tra PNRR, PNC e fondi regionali, per la realizzazione di 20 Ospedali della Comunità e cinquanta Case della Comunità, a cui si aggiungono investimenti per la realizzazione delle Centrali operative territoriali e per l’ammodernamento tecnologico dei nostri ospedali, compresa la telemedicina». Un avanzamento  tecnologico «su cui abbiamo puntato sin dall’inizio del mio mandato attraverso un piano triennale da 136 milioni di euro che include anche l’edilizia sanitaria, oltre alle risorse per il rinnovo delle radioterapie di Cagliari, Sassari e Nuoro. Abbiamo inoltre avviato numerosi cantieri; ultimo, e solo in ordine cronologico, la posa della prima pietra del nuovo ospedale di San Gavino Monreale, un'opera moderna e strategica finanziata con 68 milioni di euro che il territorio attendeva da vent’anni». 

Per risolvere «la carenza cronica di personale, in particolare medici specialisti, figlia di una programmazione miope aggravatasi nell'ultimo decennio» sono stati «messi in campo ogni strumento a nostra disposizione, a partire dalla formazione, per cui, in anticipo rispetto alla linea assunta a livello nazionale con l’arrivo del Covid, abbiamo incrementato le borse di studio aggiuntive regionali per le scuole di specializzazione portandole da poco meno di una trentina a oltre 250 nuove borse a disposizione ogni anno». Per potenziare il sistema sanitario regionale «abbiamo bandito oltre 160 concorsi in quattro anni a cui si aggiungono centinaia di selezioni e stabilizzazioni».

Nel corso dell’emergenza pandemica «siamo arrivati a reclutare ogni medico disponibile sul nostro territorio che fosse in possesso di un’abilitazione. E proprio negli anni più bui del Covid non dobbiamo dimenticare la gestione della pandemia negli ospedali e sul territorio con l’attuazione di una campagna di screening massiccia, unica in Italia, e una campagna di vaccinazione complessa e di dimensioni di cui mai si è avuta esperienza in precedenza».

Ancora, l’attivazione del Numero Unico dell'Emergenza (NUE) 112, l’assegnazione delle sedi carenti dal 2014, l’approvazione delle linee di indirizzo per l’individuazione delle sedi disagiate e disagiatissime, la riduzione dei tempi d’attesa per l’accesso alle prestazioni.

Sul fronte della peste suina africana «abbiamo portato la Sardegna a un passo da un risultato storico che attende solo di essere formalizzato a metà dicembre, con la revisione delle restrizioni all’esportazione dei capi e dei prodotti che pesano sugli allevatori dell’Isola dal 2011».
In conclusione «non posso che ringraziare il mio prezioso staff, il personale delle due direzioni dell’Assessorato che ha lavorato instancabilmente per il raggiungimento di questi obiettivi, con professionalità e dedizione, ma soprattutto gli operatori sanitari, dai medici al comparto, a cui mi sento di raccomandare di tenere sempre la barra a dritta. La Sardegna continuerà a contare su di voi. E spero, nel mio piccolo, di aver contribuito a rendervi orgogliosi di lavorare per la nostra sanità».

(Unioneonline/D)

© Riproduzione riservata