Il passaggio alla zona gialla in Sardegna è a un passo.

Occhi puntati su martedì, giorno di monitoraggio preso in considerazione dalla cabina di regia che venerdì deciderà eventuali cambi di colore delle regioni.

Per rimanere in zona bianca i contagi Covid non devono essere superiori a 50 ogni 100.000 (ieri eravamo a 144), i letti occupati in terapia intensiva non superiori al 10% (abbiamo raggiunto il 12) e il15% di degenti con sintomi in area medica (ieri al 15).

Persino il passaggio dalla zona gialla ad arancione non è così remoto: i casi devono essere più di 150 ogni 100.000 abitanti, i ricoveri in terapia intensiva superiori al 20% e i ricoveri in area medica oltre il 30%.

L’ALLARME NEGLI OSPEDALI – La sanità sarda intanto è in affanno. 

Con la variante Delta che fa il pieno di contagi e 150mila sardi che non vogliono vaccinarsi, il numero dei ricoveri cresce di giorno in giorno, con tempi di degenza sempre più lunghi e meno spazi di assistenza per chi soffre di altre patologie, con un progressivo crollo dell'attività di prevenzione, delle visite, degli esami, degli interventi chirurgici.

Un'emergenza che finisce per rallentare anche gli obiettivi del piano della Regione per la riprogrammazione di visite, esami, screening; prestazioni che - tra lockdown, accesso contingentato nelle strutture sanitarie, riaccensione di focolai d'infezione, personale medico e infermieristico dirottato sui reparti Covid, i tamponi e il tracciamento dei contatti - nel 2020 sono state quasi il 30% in meno rispetto all'anno prima.

“L'emergenza sta portando al rallentamento di tutta l'assistenza ai pazienti no Covid – conferma Sergio Marracini, direttore sanitario del presidio ospedaliero unico di Cagliari -. Abbiamo cardiologi, chirurghi, e un numero importante di anestesisti dedicati ai degenti Covid, e la conseguenza più immediata è che si riduce l'attività in sala operatoria".

(Unioneonline)

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