Parlare di flop è quasi riduttivo: fino ad ora nessuna regione in Italia ha fatto peggio della Sardegna nel progetto Sprar, l'accoglienza di secondo livello per i migranti, quella che prevede la distribuzione sul territorio e una prima integrazione delle persone in attesa dello status di rifugiato politico. Nell'Isola hanno dato la disponibilità solo 9 Comuni su 377, in tutto 208 posti. Un profugo - anche se nella gran parte dei casi si tratta di persone in fuga dalla povertà e non da guerre civili - ogni ottomila abitanti.

Numeri lontanissimi da quelli di Basilicata e Molise, che complessivamente mettono insieme circa metà della popolazione sarda e hanno accolto più di mille persone. Il rifiuto dell'Isola aiuta a capire meglio gli ultimi attentati contro i centri d'accoglienza o le case destinate ai migranti.

LA LETTERA - Proprio ieri il presidente dell'Anci Sardegna Emiliano Deiana ha scritto a tutti i sindaci per sollecitare la presentazione dei progetti di ospitalità. Lo Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) del ministero dell'Interno prevede che in questo caso si possa far valere una clausola di salvaguardia: i paesi che aderiranno al programma avranno la certezza di non vedere sul proprio territorio un centro di accoglienza straordinaria (Cas), molto più impegnativo. Entro la fine dell'anno, al massimo all'inizio del 2018, potrebbero aderire al sistema settanta nuovi Comuni. Convincere gli abitanti, visti i precedenti, non sarà semplice.

"Per i sindaci è difficile far capire ai cittadini quali sono i vantaggi del progetto, come l'attivazione della clausola di salvaguardia" ricorda Emiliano Deiana. Certo, le regole possono essere migliorate. Sono gli stessi operatori dell'accoglienza - come don Ettore Cannavera, molto critico verso la prima fase dell'ospitalità - a dirlo. "La Regione potrebbe istituire degli incentivi, assegnando più risorse a sostegno delle povertà per le amministrazioni che ospitano migranti. Pensiamo al Reis o ai cantieri: dovrebbe essere riconosciuto un premio ai Comuni che aderiscono allo Sprar", propone il presidente dell'Anci Sardegna.

A NUORO - Alla lista dei nove municipi che partecipano ai progetti del Viminale si aggiungerà presto anche Nuoro, che ha già ricevuto il via libera per ospitare 26 migranti. Il progetto verrà finanziato dal governo con circa 400mila euro.

"Prima di formalizzare l'adesione abbiamo organizzato incontri nelle parrocchie e in giro per la città", racconta il sindaco Andrea Soddu. Gli attentati? Non fanno paura: "Possono capitare dappertutto. C'è molta ignoranza nei confronti del fenomeno, ma il sistema Sprar serve proprio per mitigare l'impatto delle migrazioni".

Il deputato di Art.1 - Mdp Michele Piras chiede di non sottovalutare i messaggi di violenza arrivati in vari centri dell'Isola: "È dovere del governo e delle istituzioni porvi rimedio, prima che a pagarne le conseguenze siano le persone. Serve vigilanza sul territorio e un grande investimento culturale".

CHI DICE NO - Tra i settanta Comuni che si preparano a presentare una domanda al ministero dell'Interno non ci sarà Monserrato: "Nel nostro territorio abbiamo già alcune difficoltà legate alla presenza di altre comunità che fanno fatica o non vogliono integrarsi. I miei cittadini subiscono da tempo la convivenza con il campo rom. Abbiamo tanti cinesi e egiziani. Solo i senegalesi si sono integrati perfettamente. Ma non voglio aggiungere altre micce dal punto di vista sociale, in un paese dove tutti i giorni mi fermano per strada per chiedere un lavoro, una casa o dieci euro per mangiare", dice il sindaco Tomaso Locci.

LA REGIONE - Comunque la si veda, il sistema è ancora zoppo. E spesso la prima accoglienza è una questione di business: "Don Ettore Cannavera dice cose che condividiamo anche noi", assicura Filippo Spanu, "purtroppo quando c'è un'emergenza, inevitabilmente ci sono distorsioni, che andrebbero evitate".

L'assessore agli Affari generali conosce bene le difficoltà di un modello che ieri lo ha portato a Macomer, proprio per parlare di profughi e progetti di ospitalità, a due giorni dall'ultimo attentato. "C'è un problema di comunicazione, l'arrivo di queste persone viene percepito come un rischio", dice Spanu, "ma come abbiamo già detto al governo, eventuali strutture per l'accoglienza devono essere realizzate con l'accordo del territorio, e porteranno più sicurezza, oltre ad altre contropartite".

Michele Ruffi

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