Non sanno più nemmeno dove metterla l’energia che “rubano” ogni giorno alla Sardegna. Continuano a piazzare distese infinite di “graticole” di silicio radendo al suolo campi agricoli, vigneti e uliveti, aggredendo senza tregua le pendici dell’Oasi del Cervo tra Assemini e Uta, ma di quei megawatt/ora “solari” non sanno cosa farne. La rete è satura, incapace di utilizzare una potenza ormai ingestibile, frutto solo dell’ingordigia speculativa di chi deve incassare incentivi a manetta, fregandosene di ambiente e paesaggio. I vertici “speculativi”, nazionali e soprattutto internazionali, sanno bene che se vorranno continuare a far soldi in terra di Sardegna devono inventarsi il modo per giustificare, secondo i canoni del business finanziario, tanti progetti, eolici e fotovoltaici.

La regia occulta del sistema “energetico-speculativo”, però, si sta attrezzando. L’ultimo “segretissimo” progetto, ad oggi ancora negato persino agli albi pretori dei Comuni di pertinenza, quelli di Assemini e Uta, è blindato come non mai nei Palazzi di Roma. Delle planimetrie, dei contenuti del più imponente accumulo elettrochimico mai pianificato in Sardegna niente si sa, se non che si tratta di una vera e propria “bomba” ciclopica di litio, Urus Storage dal nome dell’omonima e sconosciuta società che vuole sbarcare nell’Isola, pronta da piazzare a due passi dalla Capitale, all'interno dell’area metropolitana di Cagliari, nel crocevia tra il mega-carcere di Uta e il proscenio di Monte Arcosu.

Firmato il 4 ottobre scorso l’avviso teoricamente pubblico e gli allegati, ancora vietati e secretati, per costruire in terra sarda la più grande batteria a lithium mai concepita in Italia, tra le più grandi al mondo, se non la più imponente.

Ulteriori dettagli e approfondimenti nell’articolo di Mauro Pili sul quotidiano in edicola e nell’edizione digitale

© Riproduzione riservata