Eppure non ci voleva un traduttore, lo avrebbe compreso anche un analfabeta. Del resto sarebbe bastato arrampicarsi per quei dolci tornanti di ulivi e vigneti, spighe di grano arroventate e boschi di leccio spumeggianti di verde, per capire che quel nome non era un caso. Quando Giovanni Battista Tuveri, sindaco, giurista e illuminato filosofo, decise di cambiare nome al suo paese, non tergiversò. Traguardò lo skyline e decise: Collinas. Dal 1863 questo borgo incastonato alle porte della Marmilla è la sintesi di un paesaggio quasi surreale, disegnato con colori tenui e sinuosità materne. Posato su un tripudio di silenzio e pace, questo paese fiabesco costellato di Nuraghi e Tombe di Giganti, è un giardino pensile sospeso sulla grande pianura, quella del Campidano.

Corona Arrubia

Si erge, insieme a Villanovaforru, su un anfiteatro di basalto rossastro, sino a tradursi nel più lungimirante dei progetti turistico-territoriali della Sardegna, che da quell’essenza geologica prende il nome: “Corona Arrubia”. Nonostante tutto, però, c’è chi, arrivando in questa insenatura archeologico-botanica, ha pensato di trovarsi in una terra di nessuno, in un crocevia inutile tra le due icone regali di Eleonora d’Arborea, i castelli di Sanluri e Sardara.

Affetta e macina

Per i nuovi colonizzatori è un mero proscenio naturalistico-ambientale senza arte né parte, da destinare senza ignominia alla più violenta speculazione finanziaria, quella che affetta l’aria e macina incentivi. Non si sono posti il benché minimo problema a scaraventare nella “cloaca eolica” della Sardegna l’ennesimo progetto destinato a rimpinguare gli utili dell’intrapresa più spregiudicata del nuovo millennio, lo sfruttamento del vento, quello radente e furente che si abbatte come una slot machine sulle terre della Marmilla, come in quelle di Barbagia, passando per il Logudoro, sfiancando gli ulivi de S’Ortu Mannu di Villamassargia, nel Sulcis Iglesiente.

Soffia tempesta

Eppure avrebbero dovuto percepire, se avessero avuto un minino di sensibilità, che non soffiava il vento giusto per accoglierli a braccia aperte. Certo, di ammiccamenti ne avranno pure avuto, qualche garanzia gli sarà stata pur data, ma la palese sollevazione dei Sindaci e delle comunità locali avrebbero dovuto suggerire più miti consigli. Invece, anziché girare alla larga dalla Marmilla, hanno ben visto di ampliare la scalata eolica di quelle “collinas”, sino ad osare dove ancora nessuno aveva mai osato. È il nome stesso del progetto a sfidare il buon senso: «Impianto eolico di Collinas». Scartoffie timbrate appena blindate burocraticamente nei sarcofaghi ministeriali, quelli dedicati alla “Sicurezza energetica” e, se poi avanza qualcosa, all’Ambiente. La dicitura dell’iter burocratico racconta gli albori dell’esame di Stato: «Verifica amministrativa - Documentazione non disponibile per la procedura selezionata».

Assalto infinito

Gli unici elementi del nuovo assalto sono racchiusi nel frontespizio della cartella informatica: «Progetto di un impianto per la produzione di energia da fonte eolica on-shore di potenza complessiva pari a 48 MW, costituito da 8 aerogeneratori localizzati nel comune di Collinas, e relative opere connesse ricadenti nei comuni di Villanovaforru, Lunamatrona e Sanluri». Non vessilli “rinnovabili”, ma grattacieli di ferro da 70 piani, alti 206 metri l’uno, disseminati “a grappolo”, come se la devastazione non dovesse conoscere confini.

In bella mostra

La proiezione del territorio fisicamente disponibile per questo scempio è tutto rivolto al proscenio del Campidano. È qui che quegli otto mostri ciclopici dovrebbero svettare, per essere “ammirati”, giorno e notte, da ogni centimetro di quella lingua d’asfalto che la storia ha dedicato impunemente a Carlo Felice. Non ci sarà un solo metro di visuale che impedirà a quella “corona” eolica di deturpare per sempre quel décolleté geologico che si muove sinuoso da Collinas sino all’entroterra nuragico di Barumini, passando per Siddi e Las Plassas.

Nome e cognome

Il nuovo progetto, in attesa che gli uffici svelino i dettagli, ha nomi e cognomi impressi nel frontespizio del new entry dell’assalto eolico. Il codice della procedura accelerata richiesta al Ministero “Eolico” è il 9984, registrato nella prima settimana di luglio a nome di Sorgenia Renewables. Non una sconosciuta, non un manipolo di avventurieri. Una società a responsabilità limitata per modo di dire.

Opa alla Sardegna

In realtà si tratta di un vero e proprio colosso che ha deciso di lanciare un’Opa non solo eolica alla Sardegna, un’offerta pubblica d’acquisto del vento e del paesaggio, passando per energia e aeroporti. La memoria riporta all’Ingegnere, quel Carlo De Benedetti che con Sorgenia tentò la scalata in grande stile alle rinnovabili. Non ci riuscì, infrangendo sogni di copiosi incentivi e gratuiti denari verdi, naufragati in una clamorosa deriva finanziaria da quasi due miliardi di debito. Come spesso gli è capitato, però, anche nelle più ardite operazioni, riuscì a piazzare il prodotto alle banche di turno, ben 21 quelle indebitate con l’allora editore di Repubblica e l’Espresso.

Pandemia & affari

Sino alla pandemia quando, nel pieno dell’austerity da Covid, il fondo finanziario F2i, banche, fondazioni, fondi sovrani cinesi e Cassa depositi e Prestiti, rilevano la società energetica che fu dell’Ingegnere. Insieme a loro anche gli spagnoli di Asterion Industrial Partners, un fondo di investimenti con sede a Madrid. Da quel momento le mire sulla Sardegna sono diventate un vortice famelico, con progetti eolici presentati in ogni versante dell’Isola, con una predilezione proprio per il Medio Campidano. È qui, in questa terra cosparsa di grano e carciofi, agrumeti e vigneti, che hanno eletto il loro quartier generale.

Undici comuni

Non è un caso che l’operazione eolica abbia coinvolto ben undici comuni di questo lembo di terra, scandendo la presentazione dei progetti come una blasfema via crucis dell’ingordigia finanziaria alla conquista di incentivi e potere energetico. Lo scacchiere, con la presentazione del progetto “Collinas”, è ormai completo. Il primo azzardo paesaggistico-ambientale Sorgenia lo aveva proposto nel 2021 con il “Parco eolico Samassi-Serrenti” con ben 11 aerogeneratori per una potenza di 66 megawatt, attraversando anche i comuni di Furtei e Sanluri. Un anno dopo aveva rilanciato con il “Parco eolico Pizzu Boi” occupando le terre di Selegas, Guamaggiore, Guasila, Segariu, Furtei e Sanluri con altre 9 gigantesche pale per 54 Mw. Infine, a luglio inoltrato, arriva l’impianto eolico di Collinas, altre 8 pale, per 48 Mw, con ramificazioni nei comuni di Villanovaforru, Lunamatrona e Sanluri. In tutto 28 pale in un fazzoletto di terra destinato ad essere stravolto nella sua storia ambientale, paesaggistica, archeologica e culturale.

Affronto ai territori

Un affronto ai Sindaci, al mondo della cultura e della musica, una sfida senza confini per chi non guarda in faccia a niente e nessuno pur di inseguire l’incentivo di Stato, quello che riempe le tasche dei fondi finanziari e svuota il futuro dell’Isola. Inutile dirlo, di quell’energia in Sardegna non resterà niente, in teoria è tutta destinata ad essere “caricata” su un cavo elettrico per raggiungere le rive siciliane e campane. Le “Collinas” della Marmilla, invece, destinate a diventare la discarica eolica dell’Italia.

(1.continua)

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