Medico aggredito, l’Ordine: «Ormai la violenza domina»
Il presidente del sodalizio per la Provincia di Cagliari Montaldo: «Una situazione sempre più intollerabile»«Ormai domina la violenza che, ogniqualvolta non si ottenga nell’immediato ciò che si ritiene sia in qualche modo un diritto, sfocia in reazioni che non si possono tollerare in un vivere civile».
Inizia così la nota firmata da Emilio Montaldo, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Cagliari, che esprime piena solidarietà al collega aggredito durante la sua attività professionale.
«Dalle aggressioni verbali, con minacce e improperi, che sovente passano ai fatti con percosse, pugni e calci, fino ad arrivare, talvolta, a conseguenze estreme. Questo può capitare per i motivi più banali: per una precedenza, per un confine non rispettato, per una lite condominiale, per un figlio bocciato a scuola. Ultimamente, con una escalation che li fa diventare quasi quotidiani, vanno di moda gli episodi di violenza nei confronti dei medici e dei sanitari in genere. L’ultimo oggi, a Cagliari, quando un paziente che, a suo parere, aveva aspettato troppo a lungo nella sala d’attesa del medico di medicina generale, lo ha aggredito fisicamente, provocandogli lesioni con prognosi di cinquanta giorni. Questo fatto è di estrema gravità. È anche inutile insistere sul fatto che un medico, nell’esercizio delle sue funzioni, è pubblico ufficiale. E quindi il reato commesso nei confronti di un pubblico ufficiale assume caratteri di aggravamento nel successivo processo penale. Di recente ci sono stati provvedimenti che hanno inasprito le pene per chi commetta reati nei confronti di un sanitario e sono stati disposti controlli più severi per l’accesso presso le strutture. Tuttavia restano scoperti molti presìdi territoriali e quelli in convenzione come la medicina generale, dove lo studio è gestito dal medico. È anche un dato noto che l’inasprimento delle pene sia relativamente inefficace nel contenere questi episodi. È invece necessario che siano, da un lato, disposte iniziative di comunicazione più diffuse possibile che servano ad avere il giusto atteggiamento nei confronti di chi presta la sua opera per la salute di tutti. Il rischio, reale e presente, è che nessun medico sia ancora disposto a mettere in pericolo la propria incolumità personale per svolgere la sua professione. D’altra parte, deve essere mandataria un’iniziativa che, fin dalle scuole primarie, trasmetta la giusta educazione e che porti al riconoscimento e il rispetto verso chi si prende cura della tua salute».