L’influenza in Italia colpisce come non succedeva dal 2010. Lo dicono i dati dell’ultimo monitoraggio Influnet dell’Istituto superiore di Sanità: il contagio, su una popolazione che per anni ha indossato le mascherine per difendersi dal coronavirus, è arrivato prima e ha dilagato molto rapidamente.  

Nella settimana che va dal 21 al 27 novembre “cresce sensibilmente il numero di casi di sindromi simil-influenzali. L’incidenza è pari a 12,9 casi per mille assistiti (9,5 nella settimana precedente)”. Un balzo importante, secondo l’Iss.

I dati sull'influenza in Italia nell'ultimo report dell'Iss
I dati sull'influenza in Italia nell'ultimo report dell'Iss
I dati sull'influenza in Italia nell'ultimo report dell'Iss

Al monitoraggio del fenomeno però non contribuisce la Sardegna: la regione si becca un “non classificato” nelle tabelle. Il motivo: “L’incidenza osservata in alcune regioni è fortemente influenzata dal ristretto numero di medici e pediatri che hanno inviato, al momento, i loro dati”. Dall’Isola il flusso è stato così risicato che non c’è il report. Succede da questa parte del Tirreno ma anche in Campania e Calabria. 

Il problema, però, esiste: i medici di famiglia sardi sono alle prese con centinaia di chiamate, così come i pediatri, che lavorano sotto la pressione dell’altissima diffusione del contagio tra i più piccoli. In tutto il Paese “nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è pari a 40,79 casi per mille assistiti”. 

L’Isola, poi, è in ritardo anche con la campagna di vaccinazione: l’accusa era arrivata dall’opposizione e l’allora assessore alla Sanità, Mario Nieddu, aveva respinto l’accusa. Ma aveva ammesso che «molti medici di base hanno già iniziato a vaccinare nei propri ambulatori, a prescindere dall’accordo regionale che è ancora in fase di definizione».

Enrico Fresu

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