Il disastro dell’invasione delle cavallette nel centro della Sardegna è già fuori controllo. E, forse, si poteva evitare. O comunque, c’era la possibilità di arginarlo. Le falle nel sistema di controllo preventivo sono messe nero su bianco da Laore, l’agenzia regionale del settore agricoltura che ha schierato uomini e mezzi nella piana di Ottana (e non solo). E ha anche gestito l’appalto da due milioni e mezzo di euro per l’affidamento del “servizio di disinfestazione per la lotta antiacridica per forme neanidi e mobili da eseguirsi nelle zone della Sardegna maggiormente colpite dal fenomeno". 

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La verità è tra le carte allegate al bando. Nella relazione tecnico illustrativa, per la precisione, che porta la firma di Marcello Giovanni Onorato, direttore del servizio Sviluppo e sostenibilità delle attività agricole. Il documento risale a febbraio – con affidamento del servizio arrivato a fine marzo – ma punta il dito contro responsabilità precise. 

Per affrontare le cavallette, è spiegato, è fondamentale la fase di monitoraggio.  Per tenere sotto controllo la «popolazione dell’insetto e le condizioni agrometeo dell’annata agraria e nel corso degli anni. Importante è georeferenziare le zone in cui l’insetto si sviluppa e i suoi siti di ovideposizione». 

Peccato che, ed ecco un punto dolente, «i limiti del monitoraggio del 2023 saranno determinati dal fatto che si sarebbe dovuto effettuare un accurato monitoraggio delle forme ovideponenti del 2022, operazione non consigliata e prevista dall’Università di Sassari  e ritenuta, invece, molto importante dai tecnici della Fao», che si sono occupati delle locuste in Africa. Quindi: per Laore a sbagliare sono stati coloro che dovevano dare un apporto scientifico, gli esperti dell’ateneo turritano. 

E se non bastasse, l’accusa viene rilanciata anche in un altro passaggio del documento. Viene ribadito che il monitoraggio è «un’operazione che ha alla base implicazioni statistiche legate alla dinamica della popolazione dell’insetto e ad alcune variabili: grado di parassitizzazione delle uova della locusta, posizionamento dei siti di ovideposizione, geomorfologia dei terreni, operazioni meccaniche attuate nell’autunno 2022, grado di pascolamento, presenza di piante ospiti quali la Poa bulbosa. Senza le indicazioni di tipo scientifico, che avrebbe dovuto mettere a punto Uniss», è il nuovo attacco, «si opererà secondo quanto appreso nei seminari tenuti dalla Fao e mettendo assieme le esperienze e le osservazioni degli anni passati».

Se non fosse chiaro il livello dello scontro, ecco un altro passaggio: «La superficie da monitorare» prima della schiusa, scrivono da Laore,  «sarà di circa 18.000-20.000 ettari. Area  individuata dai circa 100 siti di ovideposizione georeferenziati nel 2022 da Laore. A dire il vero», è il siluro, «sono pochi punti, per una superficie complessiva di oltre 35.000 ettari ma, purtroppo, non sono state date indicazioni più precise da chi avrebbe potuto dare un adeguato e rigoroso supporto scientifico a tutta l’attività». Ossia: dall’Università di Sassari.  «I tecnici Fao, invece», è la sottolineatura, «durante i seminari di dicembre 2022, hanno chiarito in maniera molto dettagliata e puntuale le tecniche di monitoraggio da attuare nel corso degli anni». 

La chiusura del documento è ancora più pesante. E sibillina: «Il problema cavallette è un problema che si ripresenta ciclicamente nel territorio interessato, forse è una piaga endemica, che spesso si espande a macchia d’olio», scrivono da Laore, «per capire, studiare e prevenire gli attacchi degli acrididi è necessario, soprattutto, un accurato monitoraggio dell’insetto, dell’ambiente, degli antagonisti naturali. Sono compiti di una “Ricerca”, seria, disinteressata, onesta, che operi per il bene del territorio».  Quel territorio che sta giù subendo l’invasione. E che sarà sempre più vasto: si teme che le cavallette a questo giro possano distruggere oltre centomila ettari. 

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