Ci sono casi, come quello di Oristano, dove l'allarme è stato circoscritto ai clienti di una certa prostituta, una comitiva di signori di mezza età che venivano tutti, ma proprio tutti, dallo stesso paese della provincia.

Ed episodi come quelli in Ogliastra, dove una volta sono finiti sotto profilassi, perché positivi al test, i muratori rumeni di un cantiere.

Dimenticata per troppi anni - tanto che, col massiccio ricorso alle terapie antibiotiche, dagli anni Cinquanta in Italia fu avviata la chiusura dei sanatori, con un abbassamento della guardia -, la tubercolosi ricomincia a dare molto lavoro nei reparti ospedalieri di tisiologia e malattie infettive.

E il fenomeno, sia detto, non è certo conseguenza dell'arrivo di tanti migranti, e non riguarda soltanto loro che arrivano dopo mesi di viaggio da terre di guerra e di fame. Il fatto è che si registra un incremento dell'incidenza della malattia tra i residenti nei Paesi ricchi. Paesi come l'Italia, e la Sardegna dove in alcune zone il numero dei casi di Tbc è superiore tra i sardi.

"Nell'Isola l'incidenza è intorno ai 6 casi per 100 mila, un punto più bassa di quella nazionale. Ciononostante, da dieci, quindici anni l'andamento ha ripreso a salire", dice Giorgio Steri, il direttore del servizio di Igiene pubblica dell'Asl di Cagliari.
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