Sulle tavole sarde torna il pesce “a chilometro zero” e stagionale, con la fine del fermo biologico. Le attività “a strascico” possono ripartire (in Sardegna riguardano 600 operatori e circa 160 barche) ma nel settore è allarme.

«Importiamo l’80% di quanto mangiamo, le norme sono calate dall’alto, senza nessuna concertazione, le regole vengono fatte dall’Unione europea tenendo conto prioritariamente delle esigenze di alcune marinerie del Nord Europa e poi applicate a contesti come il nostro, che avrebbero bisogno di un diverso tipo di visione, gli indennizzi sono sempre in forte ritardo, manca una programmazione, il costo del carburante è alle stelle, è arrivato a oltre 90 centesimi al litro, e sempre più aziende sono costrette ad arrendersi», avverte Mauro Manca, responsabile di Coldiretti Pesca.

Renato Murgia (presidente regionale di Federpesca e Fedagripesca Confcooperative) spiega che «mentre noi abbiamo osservato il fermo, è arrivata in massa tutta la flotta di Mazara del Vallo a pescare nelle nostre acque. A causa di un decreto ministeriale di quest’anno che decide lo stop delle attività per un mese in tutta Italia, ad eccezione della Sicilia, che lo fa in autonomia. Dunque, verosimilmente, noi domani oltre le 12 miglia non troveremo un gambero». Ancora: «Riguardo agli indennizzi, ci devono ancora pagare il 2021, mentre il costo del gasolio, per le imbarcazioni più grandi che consumano tanto, è passato da circa 17mila euro al mese dello scorso anno a 42mila euro».

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