Il direttore del Businco: «Da Bartolazzi parole sconcertanti, un messaggio devastante per i malati sardi»
Luigi Mascia replica all’assessore che aveva definito l’ospedale oncologico «un ologramma». «Siamo punto di riferimento nell’Isola, da noi cure di altissimo livello»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il dottor Luigi Mascia, direttore del Businco, replica all’assessore regionale Armando Bartolazzi che ieri in consiglio regionale ha definito l’ospedale oncologico «un ologramma», una struttura che come punto di riferimento per i malati oncologici «di fatto non esiste».
Mascia si dice «sorpreso» e «sconcertato» dalle dichiarazioni dell’esponente della Giunta Todde, e replica con una lettera al nostro quotidiano.
«Opero da poco meno di 32 anni (su poco meno di 64 che l’anagrafe mi certifica) presso la SC Oncologia Medica dell’Ospedale, che dirigo da alcuni anni: credo quindi, avendo dedicato a tali tematiche la metà esatta della mia vita, di potermi permettere alcune considerazioni. L’ospedale Oncologico A. Businco, lungi dall’essere, come sostenuto dall’On. Bartolazzi nelle dichiarazioni riportate dal Quotidiano da Lei diretto, “un ologramma”, una “struttura oncologica che di fatto non esiste”, rappresenta da oltre 50 anni un riferimento certo, concreto, fattivamente e quotidianamente presente per la comunità dei malati oncologici e per le loro famiglie, provenienti da tutta la Sardegna».
Parole «improvvide» quelle di Bartolazzi, da cui passa «un messaggio devastante per i malati ed i loro familiari: l’Ospedale Oncologico non è in grado di fornire i farmaci innovativi, le più recenti ed efficaci terapie contro i tumori, per cui i malati sono costretti a rivolgersi al di fuori della Regione per potersi curare; la percentuale di tali trattamenti è irrisoria rispetto ad altre realtà oncologiche nazionali. Tale messaggio è del tutto destituito di fondamento, e quindi da contrastare, pur con il rispetto dovuto al ruolo istituzionale, con la massima determinazione».
Ancora: «Posso certificare, a prova di smentita, che l’Ospedale Oncologico è in grado di erogare ed eroga qualunque farmaco o terapia antitumorale di riconosciuta efficacia nelle diverse patologie tumorali assistite: anche i farmaci non ancora inseriti nel normale procedimento di erogabilità possono essere richiesti, a titolo nominale, sulla base delle indicazioni e sotto la responsabilità del Medico prescrittore, ai competenti organi della Azienda, e mai, nella mia esperienza, sono stati negati, ancorchè di alto costo e talvolta di non facile reperibilità, laddove la documentazione a sostegno della richiesta è stata valida. La nostra realtà clinica quotidiana è fitta di terapie con tali nuovi agenti antitumorali prescritte sulla base delle indicazioni ed esigenze dei malati, ed effettivamente erogate, su richiesta dei singoli Specialisti, ed acquistati di conseguenza dalla Azienda, laddove non ancora inseriti nell’elenco dei farmaci in uso nella pratica clinica quotidiana».
Secondo il professionista gli IRCCS non vanno intesi come conditio sine qua non per poter fornire cure oncologiche avanzate e di qualità.
«Sostenere che “in Sardegna manca un centro di riferimento oncologico” sulla base che “l’isola è l'unica regione d'Italia, insieme alla Calabria, che non ha un IRCCS oncologico” poggia su un assunto, del tutto privo di dimostrazione, che non è possibile fare una Oncologia di qualità, al passo con i tempi, al di fuori di tali strutture. Né, peraltro, IRCCS è necessariamente sinonimo di qualità, come documentato anche recentemente da attente analisi sul tema».
«Non sono attaccato al concetto di Centro di Riferimento: ma ritengo innegabile che l’Ospedale Oncologico rappresenti una realtà insostituibile, per qualità e volumi assistenziali, nell’ambito della nostra Regione, riconosciuto in ambito nazionale come centro oncologico di grande rilievo. Il che non vuol dire, evidentemente, che non si possa lavorare per migliorarlo, con il contributo di tutti, utenti, operatori, organi dirigenti. È invece vero, drammaticamente, che è del tutto assente una Rete Oncologica regionale, al pari del registro Tumori regionale, entrambi di importanza prioritaria ed ineludibile, per i quali da lungo tempo esistono appositi organi, che hanno prodotto una ricca documentazione di analisi ed i conseguenti progetti costitutivi finali, rimasti purtroppo, allo stato, mera dichiarazione di intenti. Sarebbe di vitale importanza concentrarsi concretamente su tali tematiche, e sostenere attivamente e con intensità le strutture territoriali, le cui drammatiche carenze condizionano lo stato di criticità assistenziale della intera Regione, privando i malati della possibilità di cura nel proprio territorio di residenza e costringendoli (stavolta sì) a trasferte lunghe, disagiate, costose per raggiungere i pochissimi Centri regionali funzionanti, a loro volta gravati da un sovraccarico di lavoro ai limiti della sostenibilità, se non oltre».
Altra criticità, prosegue Mascia «è rappresentata dalla sostanziale assenza di strutture territoriali dedicate alle cure simultanee, di supporto e palliative, delle quali i malati hanno disperata necessità, ma delle quali in molti casi rimangono privi: è del tutto evidente che questi malati, privati del diritto di cura al proprio domicilio, afferiscono alle strutture ospedaliere, spesso tramite i Pronto Soccorso, in condizioni di gravità clinica, aggravandone il sovraccarico e inficiandone ulteriormente le capacità assitenziali, già messe a dura prova dalla ben nota realtà sanitaria».
Il Businco insomma «ha accolto e accoglie, cura e assiste migliaia di malati, ai quali eroga prestazioni di altissimo profilo professionale nella diagnostica e nella terapia dei tumori, nelle discipline di Oncologia Medica, Ematologia, Chirurgia, Dermatologia Oncologica, Radioterapia Oncologica, Cardiologia Oncologica, oltre che nelle Unità di Diagnostica avanzata strumentale, laboratoristica, anatomopatologica e in tutti i Servizi associati, non possibili nella maggior parte delle realtà sanitarie della Regione, alle quali i malati si rivolgono, al prezzo di gravi disagi, provenienti da tutta la regione, spesso su richiesta degli specialisti del territorio di residenza, non in grado di erogare le prestazioni necessarie».
Infine, un invito all’assessore Bartolazzi: «Sono certo che se potesse trovare la possibilità di visitare l’Ospedale Oncologico, cosa purtroppo fin qui non realizzatasi, avrebbe certamente modo di acquisire elementi di conoscenza del ruolo che l’Ospedale, lungi dall’essere l’ologramma che Egli dipinge, rappresenta per la realtà oncologica sarda, e di conseguenza certamente mutare il proprio pensiero, e sostenere l’Ospedale per quanto merita, supportandolo attivamente nella ricerca di soluzioni alle criticità, anche gravi, che quotidianamente, attraverso l’opera di tutti i suoi componenti, affronta e si sforza (concretamente) di superare».