Ha fatto il giorno del mondo, la notizia della pubblicazione dell’articolo sul quotidiano britannico "Daily Mail" in cui il ricercatore australiano Saul Newman mette in dubbio la veridicità e l’affidabilità delle ricerche alla base dell’individuazione delle Blue Zone in Sardegna. Affermazioni che hanno fatto saltare sulla sedia i ricercatori sardi che dalla fine degli anni Novanta dedicano impegno e professionalità alle ricerche sulla longevità, primo fra tutti il dottor Giovanni Pes dell’Università di Sassari, unanimemente considerato lo scopritore delle Blue Zone.

«Mi sembra di essere tornato indietro di venticinque anni, quando in un convegno di demografia a Montpellier comunicai per la prima volta l’esistenza di un’area sarda con un indice altissimo di longevità, che all’epoca denominai Blue Zone, perché avevo utilizzato un pennarello blu per evidenziarle nelle carte – attacca Pes - e ho dovuto impiegare oltre un decennio per convincere la comunità scientifica che i miei dati erano veritieri». In particolare è l’accusa di «spazzatura statistica» a far trasecolare il dottore Pes: «Posso confermare che la Sardegna può dimostrare di possedere dati documentati dai registri custoditi negli archivi ecclesiastici dal XVI secolo in poi e negli archivi comunali a partire dal 1866 – ci tiene a precisare -  e oltre alla preziosa collaborazione delle Amministrazioni Comunali e talvolta delle Diocesi, la certificazione richiede un enorme e preciso lavoro da parte del personale degli uffici demografici, che colgo l’occasione per ringraziare».

Un certosino lavoro che secondo il dottor Pes non può certo essere messo in discussione da un ricercatore che non ha mai lavorato sul campo delle Blue Zone sarde. «Non solo questo signore non ha mai visitato la nostra Blue Zone ma non si è neanche minimamente degnato di chiederci informazioni sui nostri studi, prima di scrivere notizie infondate e inammissibili; io ho avuto l’onore di accedere ai registri parrocchiali e comunali - rimarca Pes - e di elaborare tutti i dati con un metodo scientifico riconosciuto a livello internazionale quando ho effettuato gli studi per il rilascio della certificazione Blue Zone ai comuni esaminati in Sardegna: Arzana, Baunei, Seulo, Talana, Teulada, Urzulei, Villagrande». Totalmente campata in aria, secondo lo scopritore della Blue Zone, è anche la segnalazione di Saul Newman relativa ai troppi centenari nati il primo mese dell’anno, segno,  è parere del ricercatore australiano, di date di nascita inventate di sana pianta. «Critica assolutamente priva di fondamento – ribatte il dottor Pes – e infatti se ci limitiamo ai dati dei quattordici supercentenari sardi (coloro che hanno raggiunto l’età di 110 anni) finora identificati, possiamo notare che tre sono nati a gennaio, uno a febbraio, uno a maggio, uno a giugno, uno ad agosto, uno a settembre, uno a ottobre, tre a novembre e due a dicembre; aggiungerei anche che nei nostri studi siamo in grado di rilevare eventuali incongruenze, che per sicurezza vengono sottoposte a maggiori accertamenti, e in questi 25 anni abbiamo trovato un solo errore, relativo ad una presunta supercentenaria sarda che in realtà di anni ne aveva solo 107. Era stata scambiata con la sorella omonima di tre anni più grande e le era stata attribuita la data di nascita di quest’ultima».

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