Gioco d’azzardo, in Sardegna ogni anno quasi 1.700 euro di spesa pro capite
Le stime Unisic su dati Federconsumatori: nell’Isola numeri più alti delle media nazionale. Circa 45mila le persone ludopatichePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La febbre del gioco d’azzardo colpisce anche la Sardegna, che fa registrare indici di gioco più alti della media nazionale.
È quanto risulta da uno studio di Unsic su dati di Federconsumatori, riferiti al 2024, che evidenzia come nell’Isola l’importo medio pro capite delle giocate sul complesso della popolazione residente è stato di 1.678 euro per il gioco nei luoghi fisici (rispetto a 1.563 di media nazionale), mentre l’indice dei conti attivi online è di 0,38 contro la media nazionale di 0,34.
Sempre nell’Isola i ludopatici sarebbero circa 45mila (su una popolazione di 1,5 milioni di residenti), per un costo sociale di circa 60 milioni di euro.
Ancora, rileva lo studio, citando sempre i dati di Federconsumatori, «per quanto riguarda i piccoli comuni che fanno registrare almeno il doppio della media nazionale primeggiano Pozzomaggiore (Ss), Castelsardo (Ss) e Arborea (Or)».
A livello nazionale, gli italiani nel 2025 hanno “investito” complessivamente circa 170 miliardi di euro nel gioco nella sua globalità, il 7,2% del Pil nazionale.
L’importo, in costante crescita da anni (escluso il 2020, a causa della pandemia che ha annientato l’apporto delle sale fisiche), supera le spese nazionali per la sanità e per l’istruzione.
La parte del leone è incarnata dal gioco online con circa 100 miliardi di euro, con in testa le scommesse sportive e quelle generiche (betting exchange, la borsa delle scommesse), seguite da giochi di carte e casinò. Meno rilevante – circa 70 miliardi (di cui mediamente il 75% rientra nelle tasche degli utenti) il ruolo delle sale fisiche, come i bar e i tabaccai, dove più della metà dei “giocatori” ricorre al “Gratta e vinci”, seguiti dalle scommesse sportive e dal Lotto.
I dati sono stati diffusi in occasione della presentazione del libro “Skin player” di Massimo Persia, medico specializzato nelle dipendenze e per due decenni responsabile del SerD di Tivoli-Guidonia, una delle maggiori strutture del settore in Italia. Il volume, oltre ad affrontare la ludopatia anche in termini di diagnosi psicoclinica, approfondendo i meccanismi di neurobiologia, si sofferma in particolare sul mercato dei videogiochi, molti altamente dannosi e con transazioni in denaro.
L’analisi dell’Unsic evidenzia non solo come il Mezzogiorno – in testa Campania, Sicilia e Calabria - sia l’area dove si spendono più soldi per il gioco, ma anche come molte località turistiche del Nord Italia – zona dei laghi di Garda e di Como e costa ligure - siano diventate vere e proprie “oasi” per gli scommettitori.
«Non è facile distinguere la sottile linea tra il gioco come puro intrattenimento e la patologia», spiega il dottor Massimo Persia. Aggiungendo: «Si calcola che in Italia ci siano circa 1,5 milioni di giocatori patologici, con un rilevante aumento di giovani. Ciò conferma l’importanza di ascoltare gli adolescenti anziché giudicarli. E di promuovere giochi formativi, educativi e riabilitativi rispetto a quelli predominanti, violenti o a sfondo sessuale».
(Unioneonline/l.f.)
