Riconsiderare il modo di vedere e vendere la Sardegna si può. Perché il turismo non è solo una voce del Pil, ma la principale fonte di lavoro sull'Isola.

Il dato di fatto risuona con prepotenza nella sala Lodovici dell'aeroporto Costa Smeralda di Olbia: è qua che esperti del settore e religiosi si sono confrontati oggi nell'ambito del convegno "Il lavoro che vogliamo", in preparazione alla 4esima Settimana sociale dei cattolici italiani di Cagliari (26-29 ottobre).

Promosso dalle diocesi di Ozieri e Tempio-Ampurias e moderato da Carlo Marcetti, docente della Facoltà di Economia, Turismo e Trasporti dell'Università di Olbia, l'appuntamento ha offerto spunti di riflessione sui temi del lavoro, che è questione di reddito e dignità per ciascun essere umano, e del turismo.

Ne emerge una Sardegna ricca di opportunità, forte di un territorio e di un clima in grado di proporre diverse tipologie di turismo, e durante tutto l'anno, ma altresì frenata dalla scarsa formazione e informazione, dallo stato non ottimale delle infrastrutture e dalle difficoltà a fare sistema tra operatori delle diverse zone del territorio e tra operatori e istituzioni.

"Solo superandole", dice Salvo Manca, consulente per lo sviluppo turistico del Consorzio Costa Smeralda, "sarà possibile il salto di qualità".

L'Isola del mare cristallino e delle spiagge bianche come farina fa il paio con l'Isola del turismo di élite ma anche sportivo e della cultura. Che è la tanto battuta enogastronomia ma è anche archeologia.

Ed è qua, nella nicchia del turismo dei beni culturali, che si colloca il turismo dei beni ecclesiastici, già sposato dal progetto "Sardegna in 100 chiese" finanziato dall'Assessorato regionale al Turismo.

Cultura, storia e tradizione attirano uno straniero su quattro e un italiano su cinque, ma potenziare il dato si può e si deve.

A maggior ragione se il turista culturale è quello disposto a spendere di più e la stagione in Sardegna inizia proprio a Pasqua, con la settimana santa.

Il tutto nel pieno rispetto dell'ambiente e della natura, vero patrimonio dei sardi.

"Bisognerebbe considerare il turismo per il settore trainante che è, destinandogli maggiori risorse, e superare la vecchia concezione associata alle colate di cemento e a una certa edilizia speculativa: in questo pure la Regione può fare di più", suggerisce, infine, Marcetti.
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