Vita e carriera in sospeso per dieci anni, l’esistenza rovinata da un’accusa, per un uomo e per un medico, infamante. Il radiologo Massimo Biagi, dalla primavera del 2012 sino a mercoledì pomeriggio, ha vissuto ogni giorno della sua vita con un pensiero che toglie il sonno e la serenità. Lo specialista è stato accusato di avere molestato sessualmente una paziente di 82 anni durante una ecografia, all’interno dell’ospedale Paolo Merlo di La Maddalena. Il Tribunale di Tempio (collegio presieduto dalla magistrata Camilla Tesi) ha assolto Biagi con la formula più ampia: perché il fatto non sussiste. Dopo dieci anni, i giudici hanno stabilito che i fatti così come indicati nel capo d’imputazione, non sono mai avvenuti.

Indagini e dibattimento senza fine, lunghi dieci anni (la vera pena inflitta), in realtà hanno spazzato via il contenuto dell’esposto originario, consegnando ai giudici una nuova versione dei fatti, terribile per la vittima e per la coscienza di chi, sempre stando agli atti del processo, ha fatto entrare Massimo Biagi dentro una gabbia costruita con maldicenze e calunnie, tutte descritte e svelate dal processo.

Le denunce inesistenti

Massimo Biagi, dice il dibattimento, nel dicembre del 2011, visita una anziana paziente che ha avuto allarmanti perdite di sangue. Si teme una emorragia interna e la pensionata deve essere sottoposta a ecografia. La sonda dell’ecografo viene utilizzata sull’addome e sull’inguine. Assiste alla visita una nipote della paziente. Qualche mese dopo viene presentato un esposto per violenza sessuale. La nipote della pensionata, stando agli atti del processo, decide di denunciare, dopo avere sentito persone che lavorano nell’ospedale Paolo Merlo. La donna ha probabilmente dei dubbi su quanto ha visto durante la visita medica della zia. Ma qualcuno glieli toglie, dicendole che Biagi ha già altre denunce e segnalazioni a carico. Qualcuno ci mette sopra il carico da novanta: a carico di Biagi ci sono diverse schede con le lamentele delle pazienti. Poche parole dette al momento giusto e il radiologo finisce nel baratro. Ma quelle denunce non esistono, quelle schede sono una menzogna e la Asl di Olbia, su richiesta dei difensori di Biagi (Luca Sechi e Sergio Oggiano), nega l'esistenza di qualsiasi procedimento o segnalazione a carico del radiologo. Per rimediare ci sono voluti dieci anni, ammesso che sia possibile rimediare.

Andrea Busia

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