Le capre che vivono nell’isola di Caprera, «dal punto di vista fenotipico sono diffidenti dalle popolazioni caprine della Sardegna». Ad affermare questa peculiarità riscontrata tra i branchi che vivono nell’isola di Garibaldi è stato, qualche giorno fa, Aldo Luigi Manunta, direttore generale dell’AARS - Associazione Allevatori della Regione Sardegna, nel corso del convegno dal titolo “Il Parco racconta”, organizzato dal Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena.

«Con l’agenzia Agris Sardegna e l’Università di Milano abbiamo catturato 9 soggetti facendo dei prelievi ematici per vedere, dal punto di vista genetico, dove si collocano queste capre, e dai primi risultati, che sono di qualche giorno fa - che da parte mia erano abbastanza scontati - è venuto fuori che questa popolazione caprina si pone in una via intermedia tra la capra di Montecristo, che rappresenta la capra selvatica e quelle che sono presenti oggi in Italia e quindi allevate Sardegna ma sono anche abbastanza distanziate dalle popolazioni caprine attualmente depositate presso le banche genetiche. Questo apre importanti interrogativi sull’origine di queste capre».

In Sardegna, ha spiegato Aldo Luigi Manunta, abbiamo due razze autoctone, la capra sarda e la capra sarda primitiva. Le differenze si trovano intanto nella statura; quelle di Caprera raggiungono anche un metro e 10 di altezza, le altre i 65 cm. Le capre di Caprera inoltre perdono il pelo durante il periodo estivo rispetto alle altre; si tratta di individui molto adulti tra cui due esemplari d’età superiore a 15 anni, età superiore alle medie regionali e nazionali. C’è differenza riguardo le mammelle e la tendenza a vivere, le capre di Caprera, ha proseguito Manunta, in branchi unisessuali; si vedono i gruppi di becchi che vivono insieme, mentre nelle altre famiglie ci sono gruppi misti oppure ci sono capre che stanno insieme ai capretti.

«Visti i primi risultati genetici, si procederà ad ulteriori catture, perché l’Università di Milano come Agris ricerca, intravedono in questa popolazione dati che sono molto interessanti; sicuramente si tratta di una nuova popolazione caprina italiana; si confronteranno i dati genetici con le altre popolazioni mondiali delle quali si possiede un deposito di genotipo e quindi vedremo i risultati che si otterranno. Sicuramente - ha concluso Manunta - gli studi genetici ci daranno in futuro ulteriori chiarimenti rispetto a questa popolazione che, al momento, possiamo dire, essere unica, nel panorama nazionale».

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