Restaurato e abbandonato, il pozzo sacro nuragico Milis, a Golfo Aranci, versa in condizioni peggiori rispetto a quelle precedenti l’intervento di recupero.

A denunciarlo, il comitato di cittadini Maremosso, presieduto da Paola Masala: «Recentemente inaugurata, l'area del pozzo risulta inaccessibile, circondata da una rete di metallo che consente l'ingresso solo agli addetti ai lavori: nessun accesso carrabile e nessuna informazione sui varchi aperti, l'unico punto di ingresso sono i binari della ferrovia che corre parallela».

Non solo, aggiunge Maremosso: «Il restauro, finanziato con 200mila euro di fondi pubblici e terminato ad agosto dello scorso anno, non ha restituito dignità al luogo storico e sacro intorno al quale ci sono molta spazzatura e materiale da lavoro dimenticato».

Il comitato lamenta un lavoro non eseguito a regola d'arte: «La parte superiore della camera è stata implementata con ghiaia bianca, la copertura del tamburo, che nei pozzi sacri solitamente è chiusa a tholos, è stata sostituita con una lastra di marmo squadrata e piatta, l'accesso alla scala è stato chiuso con un cancello in ferro da cui non si riesce nemmeno a vedere l'architettura interna del pozzo e oltre il perimetro sono state ammassate grossolanamente le pietre storiche del monumento come se non facessero parte dello stesso e fossero in procinto di essere rimosse».

A giugno è stata inaugurata la conclusione del primo step dei lavori di recupero, che ha riguardato la restaurazione conservativa dei quaranta gradini interni. A due passi dal mare, il pozzo risale al VIII-VII secolo A.C. e da quando è stato scoperto, durante lo sbancamento per la posa dei binari nell'Ottocento, rimasto integro nella parte sotterranea, non ha mai smesso di funzionare. 

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