In campo ci sono le multinazionali.

La Sardegna è ormai circondata: l'assedio è in corso nel silenzio generale. Tra revamping e nuove installazioni, oltre mille pale eoliche, alcune gigantesche, sono disseminate nei vari territori. Parliamo di on shore. E del vuoto normativo che sviluppa le ambizioni e rilancia i progetti di chi passa sopra anche all'identità di un popolo. Saccargia è storia recente: la protesta dei comitati e degli attivisti della Rete Pratobello serve a non far abbassare la guardia.

Ma il progetto Nulvi-Ploaghe, con 55 pale davanti alla basilica, non si potrà fermare se non con una mobilitazione profonda.

La Rete Pratobello è da un po' che minaccia la piazza. Per un motivo molto semplice: davanti al vuoto normativo che si è venuto a creare dopo che la legge aree idonee sarda è stata inviata dal Governo alla Corte costituzionale, che il 7 ottobre dirà la sua, tutto ora dipende dal Decreto Draghi. E i progetti che stanno per essere presentati rischiano di compromettere la natura incontaminata.

«È un assalto senza precedenti, paragonabile solo alla devastazione causata dalla distruzione delle foreste nell'Ottocento: centinaia e centinaia di progetti, un numero di impianti ancora imprecisato per il continuo irrompere di nuovi progetti, ma ad oggi superiori alle 1.500 pale», dice Davide Fadda, portavoce del Presidio permanente del Popolo sardo. 

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