L'imprenditore di Torralba Falvio Carboni è stato arrestato questa mattina dai carabinieri su ordine della magistratura romana nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti dell'eolico. Carboni, 78 anni, è stato condotto a Regina Coeli. Il suo difensore, Renato Borzone, ha già annunciato che farà ricorso al Tribunale del riesame. In cella anche altri due degli indagati, il geometra Pasquale Lombardi, ex esponente della Dc ed ex sindaco del suo paese di origine in provincia di Avellino, e l'imprenditore napoletano Arcangelo Martino. Il Gip del Tribunale di Roma, Giovanni De Donato, nel capo di imputazione dell'ordinanza di arresto (circa 60 pagine) scrive: "Un'associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti caratterizzata dalla segretezza degli scopi e volta a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali nonché degli apparati della pubblica amministrazione".

L'INCHIESTA. Il fascicolo che ha portato agli arresti nasce da uno stralcio, aperto quest'anno, dell'inchiesta sugli appalti per l'eolico in Sardegna. La richiesta d'arresto di Carboni e dell'ex esponente della Dc Campana, Pasquale Lombardi, è stata ordinata dal pm della procura di Roma, Rodolfo Sabelli e accolta dal gip Giovanni De Donato. L'ipotesi di reato è quella di associazione a delinquere e di violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Secondo i pm, i tre arrestati avrebbero costituito una vera e propria associazione segreta finalizzata a influenzare decisioni politiche, a pilotare processi e a decidere le nomine dei componenti di organi dello Stato di rilievo costituzionale. Il filone di indagine è collegato all'inchiesta della procura capitolina su un presunto comitato d'affari che avrebbe gestito l'assegnazione di una serie di appalti pubblici in Sardegna per la realizzazione di parchi eolici. Secondo quanto accertato dagli investigatori, il comitato d'affari per l'eolico sorto intorno a Flavio Carboni, avrebbe raccolto enormi capitali di imprenditori siciliani, calabresi e campani. Una parte di questo denaro sarebbe finito in alcune banche italiane, tra cui il Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini, e parte in istituti stranieri. I fondi sarebbero stati usati come tangenti per agevolare la concessione di licenze e la realizzazione di parchi eolici in Sardegna. Ma si tratta di un impianto accusatorio tutto da verificare.

IL LODO ALFANO. Tra settembre e ottobre 2009 Flavio Carboni, insieme all’imprenditore campano Arcangelo Martino e all’ex componente di commissioni tributarie Pasquale Lombardi, tentò di avvicinare giudici della Corte Costituzionale allo scopo di influire sull’esito del giudizio sul cosiddetto lodo Alfano, la legge che prevedeva la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato. Lo afferma sempre il gip Giovanni De Donato nell’ordinanza. L’operazione, prosegue il giudice, fu condotta da Lombardi, previo accordo con gli altri due, con cui si manteneva in costante contatto. L’episodio, conclude il giudice, si intreccia col tentativo dei tre di ottenere la candidatura del sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, alla carica di presidente della Regione Campania, in cambio appunto degli interventi compiuti sulla Corte Costituzionale.

L'INCONTRO A CASA DI VERDINI. Il 23 settembre dello scorso anno, a pochi giorni dal giudizio della Corte Costituzionale sul lodo Alfano, si tenne, secondo i giudici della Procura di Roma, una riunione nell'abitazione romana del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, per stabilire un tentativo di avvicinamento ai giudici della consulta. All'incontro era invitato anche l'imprenditore Flavio Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi. E' quanto emerge dal provvedimento del gip.
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