Eolico, inizia la devastazione: i cantieri che stravolgono il paesaggio sardo
Carico ciclopico di pannelli “cinesi” appena arrivati alle pendici del Monte Arcosu a Uta, assalto di pale sul Monte Linas in territorio di VillacidroLe “braccia d’acciaio” delle gru eoliche venute da lontano hanno cominciato ad inerpicarsi sull’orizzonte della grande montagna del “Paese d’Ombre”. Lo skyline di Villacidro è da sempre il Monte Linas, marchio indelebile della storia arcaica di una “terra di mezzo”, tra il Campidano e la Marmilla, tra l’oristanese e il cagliaritano.
Quello di Villacidro, il cantiere della Das, la società piemontese sbarcata in terra di Sardegna, è un “cantiere-spia”. È, infatti, il primo caso di studio della “legge-moratoria” approvata il 5 luglio scorso dal Consiglio Regionale. Tutto autorizzato, sia ben chiaro, già da tempo, nonostante le tante perplessità e i molti dubbi su quel progetto. Questo avvio di lavori, però, è il primo a doversi misurare sulla “consistenza” legislativa della nuova norma regionale che ha sancito un “generico” quanto “indefinito” «divieto di realizzare nuovi impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili». Un passaggio ancor oggi privo di alcun riscontro concreto e oggettivo: cosa blocca quella legge? Quali sono le opere “vietate”? La legge non solo non lo dice, ma non circoscrive nemmeno la tempistica di quei divieti.
Ad oggi, in quel cantiere, su 50 pezzi di piloni, ne è stato elevato solo uno, come dimostrano le immagini aeree che pubblichiamo. Un unico “pezzo” che già da solo scollina sull’orizzonte del Monte Linas, ma si tratta di un impatto che non ha ancora raggiunto «l’irreversibilità» dell’intervento complessivo.
Se sul fronte del Monte Linas ci sono ancora tutte le pale da innalzare, sul fronte di Monte Arcosu, davanti all’Oasi del Cervo, lo sfregio è preannunciato in grande stile, segnato da un “carico” milionario di “pannelli” cinesi appena sbarcato su quelle pianure un tempo agricole.
I dettagli nell’inchiesta sull’Unione Sarda in edicola e nell’edizione digitale