Eolico, dal Tar dell’Emilia un assist per chi lotta contro le pale davanti ai beni identitari sardi
I giudici amministrativi: no ai progetti privi di analisi serie sulla ventilazione nelle zone su cui insistono i progettiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il sacrificio (eventuale) del paesaggio deve essere giustificato da puntuali e lunghi studi su forza e direzione del vento, eseguiti sul posto. Non ci si può basare solo su asettiche serie storiche e rilievi satellitari, usati da quasi tutti i progettisti. Arriva un principio stabilito dal Tar dell’Emilia Romagna a scombinare i piani delle società che vogliono disseminare la Sardegna di pale eoliche. E i comitati che si battono contro la speculazione nell’Isola esultano. I giudici amministrativi, con questo verdetto «granitico», avvalorano quanto sostenuto da tempo dal coordinamento Gallura e dal gruppo del Sarcidano: «Lo diciamo da oltre un anno: le modalità di analisi del vento utilizzate per la maggior parte dei progetti eolici, quello che minaccia Saccargia in testa, non sono conformi ai requisiti di legge».
Il caso Bologna – Il caso pilota nasce a Camugnano, in provincia di Bologna. Qui la Santa Chiara Energia Srl voleva realizzare un impianto eolico di 27 Mw di potenza. Il 6 agosto dell’anno scorso l’Arpae (agenzia regionale per l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna) ha dichiarato l’improcedibilità della pratica. Il motivo: tra le carte progettuali non compariva un report dei rilievi anemometrici – quindi sul vento che avrebbe potuto giustificare la necessità di realizzare l’impianto – realizzati “in loco”. E questa, per l’agenzia regionale, era una mancanza tanto insanabile quanto sufficiente a bloccare l’operazione. La società ha impugnato la decisione. Ma il Tar le ha dato torto.
La sentenza – Nella sentenza si afferma che la legge non impone im modo esplicito rilievi realizzati sul posto, nella zona in cui si vogliono impiantare le pale. Ma i giudici aggiungono che «non pare si possa prescindere da una caratterizzazione puntuale della fonte eolica del sito prescelto». L’interpretazione «consolidata» secondo la quale i rilievi «devono essere realizzati in sito, appare senz’altro preferibile: la realizzazione di questa tipologia di impianto richiede una valutazione dei siti prescelti sulla base di dati di vento che siano “effettivi” e “reali”». Gli altri non sono sufficienti. Analisi puntuali sono «un contrappeso all’inevitabile sacrificio dell’interesse ambientale che l’impianto presuppone». Il progetto emiliano, basato su dati astratti, per ora cade davanti alla concretezza della tesi dell’Arpae.
I comitati – Una lettura delle norme, quella del Tar emiliano, che da tempo è fatta propria da chi in Sardegna si contrappone all’assalto: «Questa non conformità» delle analisi dlel vento, scrivono i comitati, «è stata dettagliatamente documentata in numerose osservazioni e, in particolare, è stata oggetto di denuncia per il progetto Nulvi-Ploaghe, che minaccia direttamente la Basilica di Saccargia» sul quale è già stato espresso un giudizio di compatibilità ambientale. Secondo i comitati «è inconcepibile che il Ministero dell’Ambiente e il Consiglio dei Ministri non tengano conto di una così grave violazione di legge». La documentazione completa è stata trasmessa alla presidenza della Regione e agli assessorati competenti (Industria e Ambiente). «L'obiettivo», è l’ammonimento, «è che la Regione, qualora intenda effettivamente salvaguardare la Basilica di Saccargia, acquisisca la documentazione e si opponga con fermezza all'ingiunzione di rilascio dell'autorizzazione unica. Ora ha tutte le carte in mano».