Ai Comuni arriverà tra qualche ora la letterina dell'agenzia del Distretto idrografico e poi il promemoria di Abbanoa.

Non piove da febbraio e, se oggi la Sardegna può contare su una scorta di un miliardo e 418 milioni di metri cubi d'acqua, va detto che solo rispetto al mese precedente si sono persi - tra consumi, perdite, evaporazione per il gran caldo - ben 45 milioni di metri cubi.

LE ORDINANZE - Il livello di vigilanza è alto, sicché nei prossimi giorni tutti i sindaci firmeranno un'ordinanza che vieta ai cittadini qualsiasi spreco dell'acqua. Insomma, niente sciampo alla macchina né aiuole annaffiate come se piovesse.

"Un consumo controllato è necessario dove la criticità è più forte, nel Sassarese fino ad Alghero e poi nel Sulcis; ma non solo - avvisa Giovanni Sistu, amministratore di Enas, l'ente che gestisce il sistema delle acque -. La stagione irrigua è in corso e presto comincerà quella turistica: un utilizzo razionale delle risorse è fondamentale per preservare le scorte in tutto il territorio regionale".

ESTATE TORRIDA - Così, mentre la siccità ha cambiato il paesaggio del centro-nord dell'Isola (l'erba non è cresciuta, sicché niente fieno da tagliare) costringendo gli allevatori a comprare il foraggio a caro prezzo, le organizzazioni agricole hanno chiesto alla Regione l'avvio delle procedure per la dichiarazione dello stato di calamità naturale.

L'altro ieri, inoltre, le medesime associazioni hanno sollecitato un incontro con gli assessorati ai Lavori pubblici e all'Agricoltura.

"Chiediamo di poter conoscere qual è la disponibilità idrica degli invasi e quali soluzioni pensano di adottare per fronteggiare l'emergenza che si sta annunciando", dice Battista Cualbu, presidente di Coldiretti.

PARATIE CHIUSE - Si è corsi ai ripari per tempo nel centro Sardegna, dove il Consorzio di bonifica - che rimpiangeva i 5 milioni di metri cubi buttati a mare nel 2016 a causa dell'osservanza delle norme sul massimo invaso - ha chiesto a Enas una moratoria sull'apertura delle paratie.

LA MORATORIA - Così oggi la diga del Maccheronis che domina Torpè e Posada ha una riserva di 19 milioni di metri cubi, il 90 per cento della capienza; mentre l'invaso del Cedrino (14 milioni di metri cubi raccolti), che serve il territorio di Dorgali e della Bassa Baronia, è all'88% della capacità. "Qui è dal 28 febbraio che non piove.

Per cui - racconta Ambrogio Guiso, presidente del Consorzio di bonifica della Sardegna centrale - abbiamo chiesto di poter tenere tutta l'acqua invasata e, meno male, ci hanno ascoltato". Il fatto, "è che dopo Cleopatra (l'alluvione del novembre 2013 che causò distruzione e morte ndr ), per questioni di sicurezza dei paesi a valle, il livello delle dighe va tenuto sotto una certa soglia. Ma, verificata la tenuta degli argini, che senso ha gettare a mare l'acqua?".

LE RIUNIONI - Acqua che, va detto, si spreca abbondantemente in rete. Apposta i consorzi di bonifica spiegano agli agricoltori l'urgenza del risparmio. Dalle 12 alle 15, per esempio - spiega Marco Marrone, presidente dell'ente della Gallura - l'acqua andrà utilizzata solo per gli allevamenti, mentre l'irrigazione va fatta la mattina presto o la sera".

Qui è dal 9 febbraio che non piove, e anche se la diga del Liscia ha ancora riserve discrete, nelle campagne è già emergenza. "Non abbiamo scorte di foraggio per l'autunno. Il fieno lo si sta comprando dal Campidano, ma non basta". Arrivano gli autoarticolati dal Continente, fieno dai 16 ai 20 euro al quintale più iva. E i pastori sono già con la corda al collo.

Piera Serusi

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