Dalla Sardegna ai Paesi dell'ex impero sovietico per promuovere stili di vita e alimentazione che aiutino a invecchiare bene. La Comunità mondiale della longevità incassa un importante riconoscimento grazie al lavoro svolto in questi anni. "E non è una cosa da poco - ammette soddisfatto il medico Roberto Pili, presidente dell'associazione - perché in quelle aree le aspettative di vita sono decisamente più basse delle nostre". Soprattutto in Bielorussia, dove il disastro di Chernobyl, nell'aprile del 1986, aveva ridotto drasticamente la vita media di buona parte della popolazione.

COLLABORAZIONE - E proprio a Minsk, nell'autunno scorso, grazie a un protocollo firmato anche dalla Giunta regionale, una delegazione della Comunità aveva avviato una collaborazione con importanti istituti scientifici del Paese definendo di fatto una sorta di gemellaggio. Nei giorni scorsi, il responsabile delle relazioni internazionali del governo bielorusso, Alekxandr Samuilich, ha ricambiato la visita partecipando al convegno "Promuovere l'invecchiamento attivo, giornata di studio internazionale tra Sardegna, Spagna e Bielorussia", svoltosi nella sala Motzo della facoltà di Studi umanistici.

BIELORUSSIA - "Con voi sardi - ha detto Samuilich - c'è un rapporto di amicizia da oltre vent'anni. Nessuno, da noi, ha dimenticato quanto avete fatto per i nostri bambini: non li avete solo accolti, li avete salvati. Sappiate che dal 1991 la nostra popolazione è gradualmente calata, i segnali di crescita demografica abbiamo cominciato a registrarli nel 2014, l'anno scorso il saldo attivo è stato di 17 mila unità. In una situazione di questo genere, è evidente che con dalla vostra Isola abbiamo molto da imparare. Stiamo facendo i conti con il fatto che in Bielorussia il 25 per cento della popolazione non è più attiva. Gli uomini andavano in pensione a 60 anni e le donne a 55, adesso è stata sollevata a 63 e 58 e nel 2030, comunque, i non attivi saranno il 30 per cento".

BLUE ZONE - Ma lì, l'aspettativa di vita attuale è di 69 anni per l'uomo e 79 per la donna, molto più bassa rispetto all'Italia. Che c'entra tutto questo con la Sardegna? "Molto - replica Samuilich - perché essendo la 'blue zone' più importante del mondo, cioè quella con la percentuale più elevata di centenari, significa essere un punto di riferimento per Paesi come il nostro che devono fare i conti con l'inevitabile invecchiamento della popolazione. Siamo stati noi a proporre il tavolo scientifico internazionale sotto l'egida della Sardegna. Tutti gli altri sono rimasti entusiasti". Ha ricordato Pili: "Nel 2050, Spagna e Italia saranno i Paesi più vecchi del pianeta. Noi siamo impegnati da tempo a costruire la salute attraverso stili di vita e percorsi diversi. Tutti vorrebbero invecchiare bene, molti però non sanno, e il nostro compito è quello di informare, che serve impegno e costanza".

OPPORTUNITÀ - E poi, da non sottovalutare, le opportunità che si potrebbero creare grazie agli anziani. "Il numero di pensionati - ha spiegato la deputata Romina Mura - ha superato la forza lavoro. Questo ci impone un ripensamento del welfare, magari con gli anziani protagonisti. Spetta a noi trasformarli in un target ancora in grado di apportare contributi importanti allo sviluppo della società, perché non possono essere solo dei bancomat per figli e nipoti o dei nonni-vigile".

APPROCCIO - Uno spunto di riflessione è arrivato anche da Antonello Cabras, presidente della Fondazione Sardegna: "Bisogna necessariamente cambiare approccio verso gli anziani, invece si continua a ragionare e programmare nello stesso identico modo da decenni. La longevità può essere un'occasione ma sarebbe ora di finirla con le analisi e le idee per passare all'attuazione dei progetti, altrimenti tutto questo sarà inutile".

All'incontro di ieri, tra gli altri, sono intervenuti Andrea Loviselli, docente universitario, Raffaele Farigu, presidente Ierfop, Giuseppe Carboni, console onorario della Bielorussia, Carla Bruschelli, del ministero della Salute, Ana Canaleda, dell'Università di Malaga.

Vito Fiori

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