Il blitz scatta quando la nave è quasi piena. La calata è quella della Chiappella, nel cuore del porto di Genova. Il traghetto ha ancora l’effige originaria della compagnia di Stato, uno dei pochi che non ha subito l’onta di Superman o Gatto Silvestro sulle fiancate. La livrea è bianco blu della Tirrenia, il nome è abusivamente sardo, Janas, una delle tre navi traghetto, insieme a Bithia e Athara. L’anagrafe registra una velocità potenziale di crociera di 29 nodi, 2700 passeggeri e 900 veicoli. La rotta della notte è Genova-Porto Torres, partenza prevista 21.30. Un’utopia di questi tempi. Partirà solo all’alba del giorno dopo.

Navi carretta

Le navi carretta da e per la Sardegna sono sotto i riflettori. I blitz di forze dell’ordine, Capitaneria e Guardia di Finanza, e dei tecnici del Registro navale italiano, da una settimana sono all’ordine del giorno. I trasporti via mare sono finiti di punto in bianco sotto l’attenzione di una Procura, quella di Genova, che vuole vederci chiaro su certificazioni e sicurezza, su manutenzioni e responsabilità su tanti e infiniti guasti e incidenti a bordo di quelle navi. Navi stracariche di turisti con una destinazione senza ripensamenti: la Sardegna. Meta ormai incontrollata, con unico limite, quei traghetti che non si sa mai se partono o se arrivano. Quando gli agenti della Guardia di Finanza e della Capitaneria salgono a bordo della Janas sanno esattamente i certificati che devono chiedere e le verifiche che devono fare, dai motori all’antincendio. Con loro anche gli ispettori del Rina, quelli addetti alle certificazioni di sicurezza. Il blitz non ammette deroghe. A bordo decine di uomini, raccontano i passeggeri. Gli ormeggi della nave restano ben saldi sulle bitte del porto ligure.

Radio ponte

Gli annunci su radio ponte sono espliciti: autorità a bordo della nave, partenza in ritardo di un’ora e mezza. E’ solo il primo di una lunga e sempre più estenuante serie di annunci che esasperano gli animi a bordo, tanto che intorno alle ventitre arrivano anche le pattuglie della Polizia. La notte è lunga, con una scena già vista qualche giorno prima con la nave sorella, l’Athara, bloccata in porto, sempre a Genova, sino alle sei meno un quarto, quando l’alba stava già irrompendo sul proscenio della città di Cristoforo Colombo. Anche in quel caso l’ordine, dopo venti ore di perquisizioni, era stato perentorio: si parte solo se le condizioni minime di sicurezza vengono rispettate. Così ieri. Le ore passano, sino alle cinque e trenta del mattino. Solo allora il traghetto della compagnia di Onorato ha potuto imboccare l’avamporto verso la Sardegna. L’arrivo a Porto Torres solo nel pomeriggio inoltrato. Con dieci ore di ritardo. Sono un mistero i rilievi mossi in questa ennesima azione di controllo su un aspetto delicatissimo, quello della sicurezza. Di certo a Genova hanno deciso di andare a fondo sui trasporti da e per la Sardegna visto che l’inchiesta è in mano alle punte avanzate della Procura, Walter Cotugno e Vittorio Ranieri Miniati, impegnati in prima linea nelle inchieste più pesanti, quelle del crollo del Ponte Morandi e le violenze della Caserma Bolzaneto. Le notizie sono per il momento frammentarie, ma è certo che l’inchiesta persegue reati pesantissimi, a partire dall’attentato alla sicurezza dei trasporti. Su uno dei primi incidenti, quello che ha fatto saltare una condotta di acqua calda in sala macchine, travolgendo due operai, ci sarebbero anche i primi iscritti nel registro degli indagati: l’amministratore delegato di Cin, Massimo Mura, il comandante dell’Athara, il direttore di macchina e due ufficiali. Il quadro, però, si sta definendo su più versanti e l’inchiesta si sta focalizzando sulla sicurezza dei trasporti marittimi e le certificazioni facili. I dettagli che stanno emergendo sarebbero delicatissimi. Dopo il blocco per undici ore dell’Athara, gli investigatori della Guardia di Finanza e della Capitaneria, su mandato della Procura, hanno accertato che la nave ha viaggiato con un motore di propulsione in avaria e un altro già posto sotto sequestro precedentemente dalla stessa Procura di Genova. A questo si era aggiunto un battello di emergenza fuori uso. In queste condizioni il traghetto Athara aveva affrontato la scorsa settimana il viaggio da Porto Torres a Genova. Una nave con ben 936 passeggeri a bordo. Ben si possono comprendere, dunque, le ragioni che hanno indotto i magistrati ad aprire un fascicolo complessivo, per adesso ancora contro ignoti, con tre ipotesi di reato: attentato alla sicurezza dei trasporti, violazione delle norme di sicurezza e falso ideologico. Il Nucleo Operativo Metropolitano della Gdf di Genova, con il decreto di perquisizione firmato dalla Procura, ha messo a soqquadro tutti i registri di navigazione dell’Athara e sottoposto a interrogatorio il comandante e il primo ufficiale di macchina. Dichiarazioni che sono al vaglio degli inquirenti per definire le eventuali responsabilità. Un’inchiesta che, come si è visto, sta riguardando tutti i traghetti in rotta con la Sardegna. Nelle maglie degli investigatori sarebbero finite vere e proprie “ispezioni ammorbidite” che riguarderebbero almeno tre compagnie, oltre alla Cin Tirrenia, la Moby lines e la Corsica Ferries. Un disastro su tutta la linea se ieri notte la Cin ha persino annullato la tratta Cagliari – Civitavecchia. Al tema della sicurezza navale che irrompe sull’estate già calda della Sardegna si aggiunge l’ennesimo colpo di scena dei Commissari di Tirrenia in amministrazione straordinaria. L’ultimatum a Onorato & company è perentorio: deve pagare e subito i debiti con lo Stato. Se entro il 2 agosto la Cin, la Moby e la “Onorato partecipazioni” non restituiranno 180 milioni di euro allo Stato saranno attivate tutte le azioni per il recupero del debito. Questo significa che i commissari vogliono agire ancor prima del giudizio sul Concordato fissato per il prossimo dicembre. Vogliono, insomma, recuperare, senza perdere altro tempo, quelle somme a prescindere dalla stessa procedura prefallimentare. La richiesta è affidata allo Studio legale Ricciardiello & Partners di Bologna che, con un atto in nostro possesso, parla di atti gravissimi anche sotto il profilo penale a partire dai reati di bancarotta.

La clava dei commissari

La causa per risarcimento danni mette sotto attacco tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno rivestito incarichi di consiglieri e sindaci in Moby e nella stessa Cin – Compagnia Italiana di Navigazione. Si tratta di un atto esplosivo che rimette in discussione tutti i passaggi del Concordato, compresa la nuova governance che ha visto la nomina, proprio negli ultimi giorni, di Pietro Maria Putti al posto di Vincenzo Onorato come presidente, con Massimo Mura, Matteo Savelli e i due consiglieri indipendenti Giuliano Lemme e Andrea Maria Azzaro membri del consiglio di amministrazione. Un vero e proprio j’accuse, quello vergato da Edgardo Ricciardiello e Alessandro Moriconi, per conto dei commissari straordinari di Tirrenia. Un atto senza precedenti che mette nero su bianco capi d’imputazione pesantissimi destinati ad irrompere in pieno agosto nelle stanze socchiuse della Procura di Milano.

Mauro Pili

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