Contributi alle associazioni, il Tar boccia il click day: “Illegittimo”
La Regione ora deve dare seguito al pronunciamento del Tar: si parla di 750mila euro distribuiti “senza criterio meritocratico” per l’organizzazione di manifestazioni culturali e di spettacolo
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La Regione ha 40 giorni di tempo per dar seguito alla sentenza pronunciata dal Tar lo scorso agosto, valutare da capo le domande arrivate nel settembre 2020 per ottenere i contributi relativi all’organizzazione delle manifestazioni pubbliche culturali e di spettacolo dal grande interesse turistico e distribuire i fondi in base a un criterio meritocratico: non come era stato fatto nell’ottobre 2020 attraverso il “bando a sportello”, cioè premiando i più veloci.
Questa la decisione presa ieri dal Tribunale amministrativo nel ricorso presentato da nove associazioni rimaste escluse dai finanziamenti: una sentenza che ribadisce quella già presa cinque mesi fa (il così detto Click day era illegittimo) e che impone a viale Trento di dar seguito a quanto disposto dai giudici, come sinora non è accaduto nonostante un pronunciamento in questo senso anche del Consiglio di Stato lo scorso dicembre.
Una inerzia che potrebbe costare il commissariamento: il Tar ha imposto alla Regione di dare «integrale attuazione» alla decisione entro 40 giorni, in caso contrario l’incarico sarà portato a termine da un «commissario ad acta» (il prefetto di Cagliari o un suo delegato) con «pieni poteri amministrativi e contabili».
Dall’apertura dello sportello telematico i 750mila euro stanziati erano stati concessi, in due secondi, alle prime 22 richieste sulle 164 presentate. Nove esclusi con l’avvocato Nicola Ibba avevano fatto ricorso e vinto cinque mesi fa la causa al Tar. Un sistema che, anche secondo il Consiglio di Stato, non considerava i «criteri meritocratici» e non appariva «rispettoso» della stessa legge regionale del 1955 sull’erogazione dei contributi. Però viale Trento è rimasta inerte e allora ecco il secondo ricorso. Ora la procedura torna al criterio meritocratico. Intanto l’amministrazione pubblica deve pagare anche 3mila euro di spese legali.
Andrea Manunza