“Il diritto allo studio non è garantito per tutti” e “lo ha dimostrato la Dad”. A dirlo è Maria Luisa Serra, segretario generale regionale della Cisl Scuola Sardegna, nel corso della sua relazione al VII Congresso regionale a Cagliari davanti al segretario generale nazionale aggiunto della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, e al segretario generale regionale Gavino Carta.

"La Didattica a distanza – ha aggiunto Serra -, da strumento necessario e formidabile per tenere in essere i contatti con la scuola e per la prosecuzione degli studi, ha determinato una serie di strascichi di rilevante importanza, sia tra gli adolescenti, sia tra gli studenti universitari che hanno affrontato in solitudine il confinamento forzato”.

E sono i numeri a far comprendere il fenomeno: “Recenti studi delle Università di Cagliari e Sassari calcolano che i ragazzi in Sardegna trascorrano il 79% del tempo sui social ovvero più di quattro ore al giorno cioè 120 ore in un mese. Nel 90% dei casi, i social sono per loro l'unico modo per mantenere i contatti con l'altro anche se il 74% sostiene che li lascino comunque soli. In un'indagine realizzata a maggio 2021, l'81% dei giovani confessa di avere sensazioni sgradevoli, cioè di sentirsi agitato, pronto a spaccare tutto, demotivato e impotente".

"Anche la dispersione scolastica è la logica conseguenza di questo diritto allo studio problematico per molti ragazzi, a seconda della provenienza territoriale – fa sapere il sindacato – : il 23% dei giovani sardi di età compresa tra 18 e 24 anni non ha un diploma, è in possesso soltanto della licenza media (media italiana al 12%). Si va da un picco di dispersione del 50% circa nella provincia di Nuoro al 10% nella provincia di Oristano".

(Unioneonline/s.s.)

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