Cento scarpette rosse per Dina Dore"A Gavoi la gente chiede la verità"
Nel paese di Dina Dore, presunta vittima di un femminicidio, l'8 marzo ha avuto un significato speciale. Le scarpette rosse, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, hanno invaso piazza Sa Serra a Gavoi.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L'iniziativa è nata su Facebook. Decine di donne si sono date appuntamento nella piazza del paese. Dalle 7 alle 23 hanno lasciato le scarpette, molte colorate per l'occasione.
La manifestazione non è stata solo emblema della lotta per la tutela delle donne contro la violenza, ma è stata anche significativa della voglia di prendere posizione in una terra in cui il silenzio, anche di fronte ai fatti di sangue, è spesso la regola. "Mia sorella -ha detto Graziella Dore - non portava scarpe rosse, ma il significato e il valore di questa iniziativa è straordinario. Forse è proprio così. Adesso la gente vuole sapere la verità". Le donne che hanno aderito all'iniziativa attendono che il processo dichiari o meno la colpevolezza di Francesco Rocca, marito di Dina Dore, e del presunto killer, oggi in carcere. Condannano però già oggi la violenza delle parole che è emersa dai tabulati: "Ha umiliato la moglie e ne ha insultato la memoria". E Dina, di contro, manifestava l'umiliazione cui i comportamenti dell'uomo che aveva sposato, amato e reso padre, la sottoponevano: "Forse per me l'unica soluzione è farla finita - scriveva in un sms indirizzato al marito pochi giorni prima di essere uccisa -, visto che non sei solo tu che mi detesti ma anche gli altri, quindi sono io che non vado. Troverò il coraggio prima o poi..."
Il resoconto della manifestazione e la ricostruzione del dramma psicologico in cui Dina era piombata sono raccontati nell'Unione Sarda in edicola. L'articolo è firmato dall'inviato Piera Serusi.