Anche in politica, si sa, i numeri sono importanti; si è visto anche di recente e ancor di più durante la prima Repubblica. In tanti anni il dato di fondo non è cambiato: non esiste, a tutt'oggi, una forza politica che, da sola, sia in grado di governare il Paese.

Bisogna pertanto ricorrere, ogni volta, a possibili alleanze che non sempre soddisfano tutti. Anzi, sono spesso fonte di continue frizioni e di una latente instabilità che per troppo tempo ha attanagliato questo nostro Paese. E i risultati si vedono.

Occorre dunque compiere sforzi immani per trovare una mediazione che però non sempre è possibile. Viene quindi spontaneo chiedersi: fino a dove e con chi è lecito spingersi nel costruire una coalizione di Governo? Forse, a proposito di numeri, può venire in aiuto una nozione matematica: la commensurabilità. Secondo gli studiosi: due grandezze si dicono incommensurabili quando non hanno alcun sottomultiplo comune, ovvero il loro rapporto non è una frazione. L'esempio più frequente è quello del lato di un quadrato e della sua diagonale. La misura di uno rispetto all'altra non è infatti un numero razionale.

Questo concetto è ampiamente utilizzato anche in altri settori, come dimostrano le tante espressioni colorite usate in varie lingue. Ad esempio gli inglesi esprimono il concetto con arance e mele, tra loro non comparabili. I francesi distinguono le arance dalle pere; gli spagnoli, le pere e le mele (sumar peras con manzanas). Altri usano espressioni ancora diverse.

I russi vedono incommensurabili il caldo e il morbido, i serbi le nonne e i rospi, i romeni nonne e mitragliatrici, o le vacche e l'orticaria, gli argentini l'amore e l'occhiello dell'ascia, i polacchi pane, zenzero e i mulini a vento.

E in Italia? Forse da noi un buon esempio potrebbe essere l'attuale Governo, atteso che le forze che lo sostengono non sembrano avere davvero nulla in comune. Gli uni affezionati alle scuole di Partito, gli altri limitati a quella dell'obbligo; i primi paladini dell'operaismo, gli altri della deindustrializzazione; alcuni invocano l'articolo 1 della Costituzione (la Repubblica fondata sul lavoro), altri ambiente e reddito di cittadinanza; taluni si dicono garantisti, talaltri non sanno immaginare un mondo senza sbarre, si sentirebbero disorientati. Anche sui fondamentali della democrazia non si parla la stessa lingua essendo taluni orientati al proporzionale, altri al maggioritario, alcuni per la democrazia diretta, altri per quella rappresentativa, alcuni per ridurre gli stipendi ai parlamentari, altri per eliminarli, altri ancora ambedue le cose insieme. Allora viene spontaneo chiedersi: le forze in campo sono commensurabili? qual è il loro sottomultiplo comune? L'abbiamo fatta lunga ma forse la risposta è fin troppo semplice: lo stesso Governo.

Aldo Berlinguer

(Università di Cagliari)
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