Ventiquattro anni di reclusione. È la richiesta di condanna nei confronti di Giovanni Murtas, falegname di 59 anni di Serramanna, accusato di aver ucciso con 57 coltellate la moglie Marisa Pireddu, di 51, il 5 maggio 2020 nell'abitazione della coppia. Dopo il femminicidio l'uomo aveva tentato di togliersi la vita con lo stesso coltello.

Questa mattina, davanti alla Corte d'Assise di Cagliari presieduta dal giudice Giovanni Massidda, il pubblico ministero Nicola Giua Marassi ha concluso la sua discussione con una richiesta di condanna a 24 anni di carcere, riconoscendo però le attenuanti generiche perché l'imputato - difeso dall'avvocata Herika Dessì - ha chiesto perdono e risarcito una delle parti civili, il figlio 31enne della coppia, costituitosi con l'avvocato Marco Lisu, che oggi ha iniziato la sua arringa.

Già concluse, invece, le discussioni delle altre parti civili: i fratelli della vittima, rappresentati dall'avvocato Stefano Piras, sostituito in aula dalla collega Carla Paulis.

Il delitto era avvenuto verso le 18.30 in un'abitazione al numero 42 di via Turati, a Serramanna. Dopo una lite violenta, Giovanni Murtas - all'epoca disoccupato come la consorte - aveva afferrato un coltello artigianale, uno stiletto da lui costruito, e si era scagliato contro la moglie colpendola ripetutamente in diverse parti del corpo. Sul cadavere anche i segni di un tentativo disperato di salvarsi, proteggendosi con le mani.

L'imputato aveva poi provato ad uccidersi con un fendente al torace usando la stessa lama, ma era stato soccorso dai carabinieri e portato all'ospedale Brotzu di Cagliari.

Il 3 marzo è prevista la sentenza.

(Unioneonline/v.l.)

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